Treno di notte per Lisbona

Avete presente una persona abitudinaria? Una persona che da tutta la vita fa sempre le stesse cose sempre nello stesso ordine? Ebbene, questa persona è Raimund Gregorius, l’insegnante di greco, latino ed ebraico di un ginnasio di Berna. Una persona totalmente prevedibile, perché sempre uguale a se stessa, ma che rappresenta, proprio per queste caratteristiche, un punto di riferimento per i colleghi. Dico per i colleghi, perché non ha più una moglie, che lo ha abbandonato molti anni prima, e non ha nessuna vita sociale. Poi, in una mattina di pioggia, mentre come ogni giorno si reca a scuola, percorrendo sempre lo stesso tragitto, scorge su un ponte una donna che sembra voglia buttarsi nel fiume. Sembra. treno di notte per Lisbona libroNel dubbio Gregorius la salva e scopre che la ragazza è “português”. Il suono di quella parola e la situazione del tutto anomala in una routine ormai talmente consolidata che sembra debba rimanere immutabile, rappresentano, nella vita di Raimund, uno scossone tale per cui la sua esistenza cambia per sempre. La donna dal cappotto rosso dopo un po’ scompare, ma non il pensiero di lei. In una libreria antiquaria Gregorius si ritrova tra le mani un libro scritto in portoghese, “l’orafo delle parole”, scritto da un autore sconosciuto, tal Amadeu Ignácio de Almeida Prado, di Lisbona. Prima la ragazza, poi un libro. Casualità? Forse o forse è vero che ciò che non capita in tutta una vita, può succedere in un attimo.


“Se possiamo vivere solo una piccola parte di quanto è in noi, che ne è del resto?”.

Questa frase scardina definitivamente le certezze di tutta la sua vita e Raimund decide di prendere un treno di notte per Lisbona alla ricerca dello scrittore del piccolo libro. Abbandona in un attimo tutta le sue certezze, i suoi punti di riferimento e intraprende un viaggio guidato da quella irrazionalità che, fino ad allora, era rimasta imprigionata negli schemi dell’abitudine. Inizia un viaggio nel viaggio nel viaggio. Sì, perché il lettore accompagna Gregorius a Lisbona in un percorso non solo fisico, ma anche e soprattutto introspettivo. Il professore si interroga su se stesso attraverso la vita di Amadeu e il lettore riflette su se stesso attraverso i dubbi di Gregorius. La sua guida è l’orafo delle parole. Rivivere le esperienze, i luoghi, la storia dello scrittore portoghese serve al filologo per ricostruire anche il suo passato che diventa un punto di partenza per affrontare il futuro con una consapevolezza totalmente diversa. Gli incontri con le persone vicine al medico portoghese gli faranno conoscere un uomo alla incessante ricerca di risposte, un uomo con un forte senso di inquietudine disposto a mettersi sempre in discussione per perseguire i suoi ideali. Un uomo che è l’esatto contrario di come è stato lui fino a quel momento. È come se la ragazza prima e il libro poi, lo avessero svegliato da un sonno che durava da sempre. È come se avessero aperto una breccia nella razionalità per far entrare un unico ma decisivo attimo di follia.
Non è sicuramente una lettura leggera e spensierata. Treno di notte per Lisbona è un romanzo profondo, di grande introspezione che induce il lettore a porsi domande mai banali su molti aspetti della vita. Non un libro di evasione, ma di riflessione. Un “viaggio” che vale la pena fare.

P. Mercier, treno di notte per Lisbona, Mondadori, 2008, pp.431. € 13.00 (trad. E. Broseghini)

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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