Socrate su Facebook: istruzioni filosofiche per non rimanere intrappolati nella rete

Socrate su Facebook” è il titolo, che io trovo affascinante, che Stefano Scrima ha dato al suo piccolo e prezioso manuale con cui ci propone “Istruzioni filosofiche per non rimanere intrappolati nella rete
Secondo voi, Socrate oggi sarebbe attivo sui social? Secondo me sì, pur con qualche perplessità, e credo anche che saprebbe gestire molto bene i suoi profili, senza rischiare di rimanere invischiato nella rete. Del resto, a ben pensarci, Socrate era personaggio attivissimo negli ambienti social della sua epoca, ovvero nelle piazze dell’Antica Grecia dove si incontrava la maggioranza delle persone per trascorrere buona parte del proprio tempo. Socrate su facebookL’obiettivo era la socializzazione e la condivisione delle idee, il dibattito e il confronto sulle tematiche di attualità. Socrate di sicuro si meraviglierebbe molto delle dinamiche relazionali che governano i Social, soprattutto non riuscirebbe a capire come sia possibile che chiunque abbia la propria opinione su qualsiasi cosa, opinione che assomiglia molto di più a “una verità scolpita nella pietra” che a un punto di vista attorno al quale sia interessante confrontarsi. La grande saggezza di Socrate stava (ed è tuttora) nella sua consapevolezza di non sapere. Oggi occorre aggiungere un distinguo che riguarda la differenza sostanziale tra ‘informazione’ e ‘sapere’:

il sapere non è semplicemente dato: non si trova facilmente quanto l’informazione. Spesso il sapere è preceduto da una lunga esperienza: esso possiede tutt’altra temporalità rispetto all’informazione, che è estremamente breve e fugace. L’informazione è esplicita, mentre spesso il sapere assume una forma implicita.

Sui social c’è grande confusione tra possedere o procurarsi un’informazione e sapere o essere esperti dell’argomento oggetto di dibattito. Probabilmente Socrate rimarrebbe sconcertato dalla presunzione con cui si affronta qualsiasi disputa, felice o non che sia, si meraviglierebbe della disinvoltura con cui chiunque si erge a giudice di chiunque altro, faticherebbe, ma non rinuncerebbe per nessuna motivazione al mondo, a imporre la propria dialettica come punto di partenza per un confronto davvero di crescita che permetta di elevarsi dal livello base che affonda le proprie radici nell’ignoranza.

Essere ignoranti significa semplicemente ignorare, e dato che è umanamente impossibile conoscere tutto, ognuno di noi, chi più chi meno, è un ignorante. C’è chi conosce molto bene un solo aspetto della realtà ma ignora tutto il resto, chi sa un po’ di tutto ma solo superficialmente, e chi non sa proprio nulla di nulla. Sono tre tipi di ignoranti, ma sono tutti e tre indiscutibilmente ignoranti”.

Per dirla come Socrate, essere ignoranti è inevitabile, il vero problema è non rendersene conto. Riconoscere di non sapere è decisamente più saggio di fingere di sapere senza aver mai fatto nulla per acquisire le competenze di cui ci si vanta. Ecco perché Socrate non starebbe lontano dai social ed ecco perché sarebbe un’ottima guida (forse influencer?) per portare chi lo seguisse dall’ignoranza alla consapevolezza che è il punto di partenza per la saggezza.
Siccome sappiamo bene che Socrate non ha lasciato nulla di scritto, Stefano Scrima coinvolge altri filosofi come compagni del viaggio verso la saggezza, con l’aiuto dei quali ci propone un decalogo filosofico, per non rimanere intrappolati nelle rete. È un insieme di regole che possono senz’altro apparire scontate, ma guardando a ciò che succede nella rete, direi che non lo sono affatto.

Guardare prima se stessi;
pensare lentamente;
essere se stessi;
non reagire;
informarsi;
saper ascoltare;
sapere non ascoltare;
saper tacere;
non voler piacere per forza;
pensare ancor più lentamente
.

Tutte ovvietà, spesso disattese, che se fossero applicate da ciascuno di noi non solo nella vita social, ma anche in quella reale, permetterebbero di evitare molti disastri ai quali è molto difficile far fronte.
Sappiamo che i Social sono, in un certo senso, fabbriche del consenso che ci lusingano, ci fanno sentire speciali, ci mettono al centro dell’attenzione, ci fanno ottenere quantità incredibili di apprezzamenti, ma nel fare questo, in realtà, ci inseriscono in una dimensione artefatta, costruita apposta per noi, che solo in piccola parte rispecchia la verità vera. I meccanismi delle piattaforme che più utilizziamo sono tali da renderci tutti uguali e tutti aspiranti al titolo “di miglior essere umano deambulante sulla Terra”.
Ecco perché un consiglio è “essere se stessi”, ben sapendo che

forgiare un’immagine di sé a cui non corrispondiamo è un lavoro a tempo pieno, ed è un incantesimo che si spegne ogni volta che manca la connessione”.

Nietzsche ci consiglia di “non reagire”, perché la stupidità sul web

ha la sua base nell’incapacità di opporre resistenza a uno stimolo – si deve reagire, si asseconda ogni impulso”.

L’Abate Dinouart invece considera indispensabile “saper tacere” e ci avverte che

desiderare fortemente di dire una cosa è spesso motivo sufficiente per decidere di tacerla”.

Lascio a voi il piacere di scoprire il perché degli altri consigli che compongono il decalogo.

Io ho letto più volte “Socrate su Facebook” e ho cercato anche tutte le opere citate in questo manuale di poche pagine e di grande valore. Ringrazio Stefano Scrima e tutti i filosofi che hanno contribuito con la loro saggezza alla stesura di questo decalogo di “istruzioni per non rimanere intrappolati nella rete.”

S. Scrima, Socrate su Facebook: istruzioni filosofiche per non rimanere intrappolati nella rete, Castelvecchi, 2018, pp. 64, € 10.00

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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