Smile. “Victor Forde, non so proprio resistere al tuo sorriso”
Nel titolo, “Smile“, è racchiuso il senso dell’ultimo romanzo capolavoro di Roddy Doyle. Smile è raccontato in prima persona dal protagonista Victor Forde, quando, poco più che cinquantenne torna a vivere nel quartiere in cui ha trascorso l’infanzia e
“si ritrova per la prima volta da solo, alle spalle ha un matrimonio fallito e una carriera di giornalista che non è mai decollata veramente.”
Victor deve ricostruire tutto, abitudini, amicizie, frequentazioni, luoghi e, perché no, una donna con cui passare qualche momento di svago. Donnelly’s è il pub che sceglie come il ‘suo pub’ ed è lì che, una sera, lo avvicina Ed Fitzpatrick che dice di essere un suo vecchio compagno di scuola.
Inizia così il gioco del ricordo e della memoria con il quale Ed e Victor ritornano ai tempi della scuola e della loro adolescenza. Victor è infastidito e, allo stesso tempo, attratto da questo compagno di scuola del quale non riesce a ricordare nulla. Si sforza di inserirlo nel contesto scolastico, ma proprio non lo ricorda. I ricordi riguardano tutto il passato di Victor: vecchi episodi di quando frequentava la scuola dei Fratelli Cristiani,
“nella quale Victor, timido e introverso, era oggetto degli scherzi crudeli dei compagni e, forse, anche delle attenzioni particolari di uno dei professori”;
il rapporto con la madre di cui sente di doversi prendere cura per tutta la vita; il suo matrimonio con Rachel, una donna bellissima e decisamente realizzata sul fronte professionale. La frequentazione tra Ed e Victor al pub si fa più intensa, così come incalzanti sono i ricordi e le sensazioni che affiorano nella mente del protagonista. La memoria non è uno strumento imparziale né tanto meno oggettivo; perde alcuni pezzi, dimentica o ingigantisce il valore dei particolari, modifica e reinterpreta le sensazioni. Ma tutto questo non succede di fronte al ricordo della frase pronunciata a scuola da uno degli insegnanti, che ha condannato Victor al soprannome, Smile, che dà il titolo al romanzo:
“Victor Forde, non so proprio resistere al tuo sorriso”
Roddy Doyle stesso rivela il motivo del titolo molto presto, nelle prime pagine. Victor appare subito come un adolescente vulnerabile e indifeso, un bersaglio facile che trova comunque la propria strategia di difesa. Una strategia che continua e funziona, almeno apparentemente, fino all’incontro con Ed.
Nonostante il titolo del romanzo, e nonostante la simpatia con cui Victor racconta alcuni particolari della sua esistenza, in Smile non c’è tanto da ridere. È un romanzo che tiene incollati alle pagine fino alla fine e che porta a riflettere su ogni singola situazione, battuta, o parola usata nella narrazione. Nulla è lasciato al caso, nessun particolare del racconto può essere tralasciato o sottovalutato, nessuna battuta dei protagonisti è superflua. Non c’è mai una violenza dichiarata, fisica e tangibile, ma chi legge percepisce una continua tensione emotiva, una sensazione di sospensione che impone di continuare a leggere, pagina dopo pagina fino alla fine, nel tentativo di immedesimarsi nella narrazione per capire.
Smile è un romanzo inquietante e il finale può essere definito in un modo solo, scioccante. Scioccante e impossibile da prevedere.
R. Doyle, Smile, Guanda, 2018, pp. 235, € 18.00