Le signore in nero
“Le signore in nero” di cui parla Madeleine St John sono Lesley, Fay, Patty e Magda, quattro commesse del reparto abbigliamento del grande magazzino Good’s nella Sidney del 1959. I personaggi sono il fulcro e l’elemento notevole di questo romanzo, nel quale succede poco, ma cambia tutto. Il punto di vista della St John è totalmente al femminile e la caratterizzazione delle quattro signore in nero le consente di descrivere, in modo dettagliato e realistico, la condizione della donna alla fine degli anni 50.
Fay è una donna attraente che sogna un fidanzato che la ami davvero, ma che riesce solo a circondarsi di giovani australiani con l’unico obiettivo di portarla a letto. Patty è una moglie depressa che vive unicamente in funzione delle abitudini del marito Frank,
un bastardo come tanti, né crudele né violento, ma insensibile e poco comunicativo,
che passa le sue serate mangiando bistecche e guardando la televisione. Patty vorrebbe diventare madre, ma è evidente che è un desiderio solo suo, alla realizzazione del quale il marito non collabora quasi per nulla. Magda è di origine slovena e quindi europea, condizione che le colleghe non invidiano. Ha un ruolo importante, perché è l’unica responsabile del reparto degli abiti dell’alta moda, tutti pezzi unici come modello e perfino come taglia. L’ultima arrivata è Lesley una ragazzina che ha appena sostenuto gli esami per il diploma e che, nell’attesa di sapere i risultati, decide di lavorare da Good’s per il periodo natalizio. Il suo grande sogno è di poter frequentare l’università, desiderio che coltiva con la complicità della madre, ma con la completa ostilità del padre. Nel mese di dicembre, durante il quale Madeleine St John osserva e ci racconta le sue Signore in nero, la quotidianità procede apparentemente sempre uguale, ma di fatto alle quattro commesse accadono piccole cose i cui effetti sono però enormi. Se all’inizio il lavoro da Good’s è l’unica espressione di un desiderio di emancipazione dalla condizione di moglie, casalinga e madre che fino a quel momento era la massima aspirazione femminile, pagina dopo pagina, proprio questo impiego e il sistema di relazioni che si instaura tra Lesley, Fay, Patty e Magda diventano l’espediente narrativo per raccontare un cambiamento storico e sociale già in atto. Lesley, Fay e Patty, le tre donne australiane, immaginano e lottano per emanciparsi da una visione maschilista che le opprime. Tutte e tre hanno a che fare con modelli maschili che giudicano insoddisfacenti: Fay desidera essere amata al di là del suo essere attraente; Patty vorrebbe essere protagonista nella vita di Frank, vorrebbe essere considerata e non data per scontata; Lesley sogna di laurearsi, perché sa che la cultura è l’unica vera forma di emancipazione e di riscatto. Magda, europea, da questo punto di vista è già un passo avanti rispetto alle altre Signore in nero ed è questa la ragione per cui Madeleine St John, con grande maestria, le dà un ruolo di regia grazie al quale accade ciò che deve accadere.
Una lettura che scorre rapida e leggera, ma per nulla banale. Le storie delle Signore in nero sono spaccati di vita vera e realmente vissuta negli anni cinquanta. Una fotografia romanzata ma reale, divertente ma seria, letteraria ma sociale di un periodo affascinante che sembra lontanissimo nel tempo, ma che, di fatto, riguarda un passato più prossimo che remoto e che, in alcuni casi non è nemmeno (tanto) passato.
M. St John, Le signore in nero, Garzanti, 2019, pp. 197, € 16.00 (trad. M. Castagnone)