Il piccolo libro dei colori
“Il piccolo libro dei colori” è davvero piccolo, nel senso che è di sole 107 pagine. È piccolo e proprio per questo concentrato; non c’è nulla di troppo, anzi, è un assaggio di quanto sia affascinante e importante conoscere il significato dei colori che
“la dicono lunga sulle nostre ambivalenze. Sono dei formidabili rivelatori dell’evoluzione della nostra mentalità”.
Michel Pastoreau, storico e antropologo, scrive questo libro sotto forma di intervista che lui stesso rilascia alla giornalista Dominique Simonnet, alla quale racconta, uno per uno, il blu, il rosso, il bianco, il verde, il giallo e il nero. Un ultimo breve capitolo è dedicato alle cosiddette mezze tinte.
“I colori veicolano tabù e pregiudizi ai quali obbediamo senza rendercene conto, e possiedono significati nascosti che influenzano il nostro ambiente, i nostri comportamenti, il nostro linguaggio e il nostro immaginario.”
Già questa affermazione è irresistibile; induce a cercare di capire in che senso siamo condizionati dai colori. Diventa ancora più sorprendente se consideriamo che i colori non hanno sempre avuto il significato che hanno adesso.
Ad esempio il blu, che attualmente ha tanto successo ed è così diffuso, perché considerato un colore “giudizioso, che si mimetizza, che non vuol farsi notare”, nell’antichità non godeva di nessuna considerazione quando non era addirittura disprezzato. Pastoreau definisce il rosso un colore “orgoglioso, pieno d’ambizione e assetato di potere” del quale consiglia di diffidare proprio per questa doppiezza. Il bianco è “il più antico e fidato” anche se spesso le persone stentano a definirlo un colore. Difficoltà che nasce nel momento in cui la carta diventa il supporto principale dei testi scritti e delle immagini e la stampa stabilisce un’equivalenza tra l’incolore e il bianco. Ecco perché diciamo a una persona pallida che è ‘bianca come un lenzuolo’.
E poi c’è il verde. Sapete perché è usato per i tavoli da gioco? Perché gli antichi lo consideravano un colore instabile, difficile da far aderire alle fibre, quasi sempre il primo a sparire. “Il verde è il colore del caso. Del gioco, del destino, della sorte, della fortuna…”. Come siamo arrivati a renderlo il colore di ciò che è consentito, di ciò che è lecito, delle politiche ambientali, il colore del ‘si può fare’?
Il giallo non gode di una buona fama e non ha nemmeno una bella storia, il tutto a partire dal Medioevo, perché nell’antichità invece era molto apprezzato. Anche il nero è un colore da prendere con le pinze. Contraddistingue il lutto, ma è anche il colore dell’eleganza e, in abbinamento al bianco, è simbolo di serietà e sobrietà.
Leggendo questo “piccolo libro dei colori” si comincia a prendere confidenza con un mondo affascinante e si ha la conferma che
“ogni sguardo è culturale”
e non potrebbe essere diversamente. “I nostri pregiudizi sociali si giocano nella percezione del nostro stesso colore”. Il mondo dei colori è solo apparentemente semplice e il significato che hanno, o meglio che attribuiamo oggi a ciascun colore, è diverso da quello che attribuivano gli antichi. Quello che è interessante comprendere è come tutti i significati siano indispensabili per dare un senso alla simbologia attuale. Se è vero come è vero che il significato dei colori condiziona il nostro comportamento e il nostro modo di pensare, Pastoreau ci consiglia di acquisire questa consapevolezza e di imparare il significato dei colori, perché è solo così che possiamo decidere di dimenticarcene per viverli con la spontaneità che è giusto stia alla base delle nostre scelte cromatiche. Sarebbe un peccato decidere che il giallo non ci piace più solo perché la sua storia lo ha reso il colore dell’infamia e dell’emarginazione.
M. Pastoreau, Il piccolo libro dei colori, Ponte alle Grazie, 2006, pp. 107, € 10.00