Perché. La logica nascosta delle nostre motivazioni
“Qualunque sia la descrizione formale del nostro lavoro, siamo tutti motivatori part-time”
Dan Ariely comincia da questo assunto il suo libro “Perché. La logica nascosta delle nostre motivazioni”. Una affermazione importante che sancisce un punto di vista difficilmente confutabile. È oggettivo che, fin da piccoli, investiamo buona parte del nostro tempo a condurre trattative con le quali cerchiamo di portare a casa il nostro punto di vista, il nostro risultato. Nel lavoro, come nella vita privata, cerchiamo di convincere gli altri a fare ciò che chiediamo loro e cerchiamo di convincere noi stessi che ha senso fare ciò che dobbiamo.
Le domande che Dan Ariely ci pone e alle quali prova a rispondere sono:
“Dato che la motivazione è così fondamentale per le nostre vite, che cosa ne sappiamo veramente? Che cosa capiamo veramente di come funziona e del suo ruolo nelle nostre esistenze?”.
In altre parole, qual è il motore delle nostre azioni? Perché facciamo ciò che facciamo o in che modo cerchiamo di persuadere gli altri a soddisfare le nostre richieste?
La motivazione è tutt’altro che un meccanismo semplice e, soprattutto, non è soltanto un fattore esterno a noi. Ce ne rendiamo conto appena cerchiamo di dare una nostra definizione di motivazione. Quali e quanti sono gli elementi costitutivi di questo aspetto così fondamentale per la nostra psicologia? “L’equazione della motivazione” comprende molti fattori: denaro, risultato, felicità, scopo, cognizione di progredire, certezze per il futuro, senso di appartenenza, sostegno degli altri, importanza del proprio ruolo e del proprio compito all’interno di un progetto, conoscenza di tutti gli step che costituiscono il progetto stesso. Mi fermo qui, ma sono certa che ciascuno potrebbe sostituire o aggiungere altre variabili che considera imprescindibili per la costruzione della sua motivazione.
È subito chiaro che la motivazione ha molto a che fare con il modo in cui ci sentiamo, il nostro essere in sintonia con ciò che facciamo, con il risultato delle nostre fatiche, con le persone con cui entriamo in relazione.
La motivazione è sì ottenimento dei risultati, ma è prima di tutto il percorso attraverso il quale si arriva ai risultati.
Dan Ariely in “Perché. La logica nascosta delle nostre motivazioni” racconta molti esperimenti e test compiuti in ambito aziendale e tutti dimostrano una verità oggettiva: c’è una differenza sostanziale tra felicità e significato e la motivazione ha bisogno del significato per ottenere la felicità.
La costruzione della motivazione non può prescindere da due ingredienti fondamentali che sono la relazione con gli altri e il significato.
Leggendo questo libro, si tocca con mano quanto i pregiudizi e le storture cognitive giochino un ruolo decisivo nella incapacità così diffusa di creare la Motivazione con la lettera maiuscola. Purtroppo gran parte delle aziende anziché creare motivazione la distruggono, semplicemente perché non sanno esattamente cosa sia. È fondamentale rendersi conto che motivazione e risultato non sono affatto sinonimi, ma occorre anche comprendere che l’una è indispensabile per l’ottenimento dell’altro. Forse all’epoca di Adam Smith i numeri si ottenevano anche solo coi numeri; oggi è impossibile. È impossibile, perché, come dice Maya Angelou,
“le persone dimenticano ciò che hai detto, ciò che hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.”
Se volete provare a comprendere “la logica nascosta delle nostre motivazioni”, capire se “è più motivante una pizza, un bel complimento o un aumento di stipendio” e perché, leggete con attenzione questo libro, disponibile in italiano dal 3 aprile 2019.
D. Ariely, Perché. La logica nascosta delle nostre motivazioni, ROI edizioni, 2019, pp. 144