Origin. Da dove veniamo? Dove andiamo?
Il protagonista di Origin è ancora Robert Langdon, professore di simbologia e iconologia religiosa ad Harvard, invitato al Museo Guggenheim di Bilbao per assistere alla rivelazione destinata a cambiare per sempre la storia dell’umanità. Protagonista di questa rivelazione è Edmond Kirsch, uno dei primi allievi del professor Langdon che, miliardario e futurologo, ha dedicato la sua vita a cercare la risposta alle due domande fondamentali per l’umanità, da dove veniamo? e dove andiamo?
Tutto il mondo è sintonizzato sull’evento, ma ovviamente, la serata si trasforma in un caos, appena prima che possa essere rivelata questa sconvolgente verità che rischia di andare persa per sempre. Compito di Langdon e di Ambra Vidal, direttrice del museo che ospita l’evento, è salvare le proprie vite, ma soprattutto portare a termine l’impresa dell’amico Kirsch e impedire che la scoperta, destinata a cambiare tutto per sempre, possa essere comunicata al mondo.
Anche in quest’ultimo thriller gli ingredienti sono quelli tipici di Dan Brown, ai quali si aggiunge la tecnologia. Cultura, simbologia e religione si intrecciano per cercare di svelare interrogativi antichi come il mondo ai quali la scienza non riesce a dare una risposta in grado di scalzare il dogmatismo di fede e religione.
La trama, fitta di avvenimenti, mette a confronto uno scienziato, un futurologo e alcuni importanti esponenti delle tre religioni monoteistiche ai quali la sensazionale scoperta è stata comunicata in anteprima in forma privata. L’azione è incalzante e ricca di colpi di scena che tengono il lettore legato alla narrazione, anche attraverso una sapiente interruzione dei capitoli sempre in momenti cruciali che quasi obbligano a non interrompere la lettura.
Le tematiche sono interessanti e, da sempre, simbologia religione e scienza si confrontano su temi controversi senza riuscire a dare una risposta definitiva ad enigmi che sembrano destinati a rimanere tali.
Nessuna preoccupazione. Basta leggere Origin fino alla fine, per ottenere la risposta a tutti gli interrogativi che occupano le prime pagine del libro. Alla fine, ogni cosa trova la sua collocazione, la sua spiegazione e anche le due grandi domande, che costituiscono il motore dell’intera vicenda, trovano una risposta.
Mi piace molto come scrive Dan Brown, di cui ho letto tutti i romanzi partendo dal Codice da Vinci, che resta di gran lunga il mio preferito. Ha uno stile che mi ha sempre convinto fino in fondo così come anche la sua capacità di creare suspence all’interno della vicenda inventata, ma congegnata talmente bene da sembrare, a tratti, realmente accaduta.
Nei confronti di Origin la mia opinione rimane positiva, ma con qualche riserva. Rispetto agli altri romanzi, in questo sembra che manchi qualcosa. Le domande che danno origine al romanzo sono, l’ho già detto, vecchie come il mondo; gli strumenti che il futurologo Kirsch mette in campo per rispondere sono totalmente tecnologici e proiettati in un futuro ancora lontano. Al fascino dell’antico, che aveva caratterizzato ad esempio Il codice da Vinci e Angeli e demoni, si sostituisce una tecnologia in grado di soppiantare quasi del tutto anche l’essere umano.
L’impresa di Langdon è encomiabile ancora una volta, ma meno avventurosa rispetto ad altre occasioni. La figura femminile che lo affianca, Ambra Vidal, vive una sua vicenda parallela che si intreccia, solo marginalmente, con quella di Langdon. Nella seconda metà del libro il ritmo, a tratti, rallenta e Dan Brown indugia nella descrizione meticolosa di particolari e situazioni che non sono poi così determinanti ai fini della comprensione del tutto.
Rimane interessante l’apertura della riflessione verso il ruolo della tecnologia e la concretezza del rischio tecnologico legato, in un certo senso, anche all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.
Dan Brown non dà alcun giudizio in merito, si limita a proporre possibili letture di ciò che da dimensione futura è destinato a diventare presente, sempre che non lo sia già.
Un’ultima osservazione. La copertina della versione inglese di Origin è totalmente diversa da quella italiana. Ritengo che la copertina inglese sia molto più ‘onesta‘ e di gran lunga più attinente all’ambientazione del libro. Sarei curiosa di sapere su cosa sia sia basata la scelta della copertina italiana del libro che, invece, non c’entra assolutamente niente con la vicenda.
Detto questo, Origin è una lettura piacevole, un thriller affascinante che sono contenta di avere letto, ma che sono certa non rileggerò una seconda volta, come ho fatto con Il Codice da Vinci.
D. Brown, Origin, Mondadori, 2017, pp. 560, € 25,00