Onore: arcaica virtù superata o valore da riscoprire?
La prima curiosità è che questa storia della parola “onore” sia pubblicata, da il Mulino, nella collana parole controtempo. In effetti è usata sempre meno e soprattutto non nel significato che aveva in origine. L’onore ha subito una vera e propria evoluzione storico-antropologica, fino ai giorni nostri dove risulta un termine quasi completamente dismesso.
“Un’autentica immensa keyword per dirla con gli informatici. Innumerevoli espressioni lo riguardano. Il senso dell’onore. Tenere al proprio onore. Tenere in onore. Dar la parola d’onore. Persona d’onore. Concedere o ricevere un prestito d’onore. Il campo dell’onore. Far onore. Onore al merito. Onore ai caduti. Onore al valore sfortunato. Ne va del mio onore. Sul mio onore. Legion d’Onore. Albo d’Onore. Tutto è perduto fuorché l’onore. Onore alla bandiera! Bandiera vecchia onor di capitano. Vostro Onore! Troppo onore! Laurea honoris causa. Questione d’onore. Farsi onore. Rendere onore a qualcuno. Far onore a una buona tavola. Ho l’onore di conoscerLa! L’onore è tutto mio. Un punto d’onore. L’istituto che ho l’onore di presiedere. Mi ha fatto l’onore di ricevermi. Delitto d’onore. Il mio onore si chiama fedeltà. L’onor del mento.”
Un elenco, per nulla esaustivo, di modi di dire e locuzioni che ruotano attorno al concetto di onore; già solo da qui capiamo quanta storia ci sia all’interno di questa parola. Cardini parte dall’antica Roma, dove honos, -oris indicava semplicemente il possesso di una carica politica; tanto è vero che il cursus honorum era l’ordine sequenziale delle cariche politiche e militari che potevano essere ricoperte dagli aspiranti politici sia nell’età repubblicana che in quella imperiale. La cosa interessante è che, all’inizio, gli unici cittadini ad avere accesso alla carriera politica erano quelli appartenenti al rango senatoriale e, solo in un secondo momento, durante l’alto impero, la prerogativa è stata allargata a tutti i cittadini, ciascuno per la sua classe di appartenenza (ordine senatorio, equestre e plebei). Onore aveva unicamente la funzione di attributo descrittivo e non conteneva nessuna valutazione etica o implicazione che potesse concorrere ad accrescere o diminuire la dignitas del cittadino. È con il Medioevo che lo statuto semantico cambia e gli honores non sono più semplici ruoli politici o militari, ma designano le conseguenze dei benefici vassallatici ottenuti dall’imperatore, il detentore di una investitura protetta dal Papa e quindi di natura divina. Si passa quindi da una valenza puramente giuridico-istituzionale ad una accezione più propriamente etica. Il detentore del titolo si fa garante di un ordine di matrice divina e si colloca in un assetto sociale che rispecchia la matrice di una società perfetta e quindi ideale. L’onore, da merito politico o militare pubblico, diventa un privilegio ottenuto non per capacità, ma per concessione inalienabile. Da carica che riguarda unicamente il suo possessore, diventa un tramite per la tutela di un ordine sociale ben più ampio e strutturato sempre, non dimentichiamolo, di matrice divina. Se nel mondo romano l’offesa dell’onore non esisteva, nell’età medievale diventa invece un segno di blasfemia e un oltraggio da punire. L’onore poteva essere riconquistato in duello tra appartenenti allo stesso ceto sociale, mentre veniva punito con la morte se proveniente da un membro di un ceto inferiore. Cardini apre una finestra anche sul mondo letterario, nel quale l’onore è stato raccontato da molti autori, uno fra tutti Josef Conrad nel suo “I duellanti” in cui l’istituzione del duello giudiziario la fa da protagonista. Ulteriore evoluzione concettuale si ha nel momento in cui l’onore viene riconosciuto come prerogativa di qualsiasi essere umano, in quanto non più legato a requisiti dinastici, ma riconosciuto come un diritto universale. Quella di Cardini non è in nessun modo un’apologia ad un sistema di valori antico che dovrebbe essere ripristinato. È piuttosto uno spunto di riflessione su quanto l’onore sia, di fatto, una matrice formativa estremamente connessa all’etica. L’integrità morale è tutto fuorché un valore antico da dimenticare. Sarebbe auspicabile che fosse una linea guida che orienta i nostri comportamenti nella consapevolezza che siamo di fronte a un dovere che è anche un diritto; o, se preferiamo, un diritto che è anche un dovere. L’onore è un valore che può insegnare ancora molto. Recuperare l’importanza di questo concetto significherebbe recuperare anche un orizzonte etico con il quale dare un senso e un valore a ciò che facciamo e a ciò che pensiamo.
F. Cardini, onore, il Mulino, 2016, pp. 117, € 12.00