Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano
Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano più che un romanzo breve, è un racconto scritto da E. E. Schmitt con uno stile semplice, pulito e lineare. È una storia che si può leggere a più livelli, ma anche, semplicemente, come una favola moderna.
Monsieur Ibrahim è un vecchio arabo, proprietario di una drogheria in un quartiere di Parigi e,
“a detta di tutti, era un saggio. Sicuramente perché da almeno quarant’anni era l’arabo di una via ebrea. Sicuramente perché parlava poco e sorrideva tanto.”
Cliente abituale della drogheria è Mosè, un undicenne bambino ebreo, che Monsieur Ibrahim ribattezza Momo, perché “è meno impegnativo”.
All’inizio le conversazioni tra i due sono talmente ridotte all’osso che occorrevano più giorni per ottenere uno scambio di senso compiuto. È l’irruzione nel quartiere parigino di Brigitte Bardot che trasforma il loro rapporto in vera amicizia.
Quando Momo chiede al droghiere perché abbia applicato un sovrapprezzo alla bottiglia di acqua che la diva ha comperato da lui il vecchio risponde: “… in qualche modo bisogna pure che rientri di tutte le scatolette che mi porti via”.
Questa è la risposta che fa capire al giovane ebreo che Ibrahim non “è solo un arabo, dopo tutto”, ma è qualcosa di più. È la possibilità di avere un amico che appartiene a una cultura diversa dalla sua, ma non per questo meno affascinante. È la figura dell’adulto di riferimento che Momo non trova nel padre, un uomo freddo, frustrato, incapace di provare sentimenti di comprensione nei confronti di un figlio che, per lui, non potrà mai arrivare alla perfezione dell’altro figlio, il perfetto Popol. Il fratello perfetto e la moglie fuggono da lui e dal padre e lo lasciano in un mondo freddo e arido nel quale Mosè non riesce ad esprimersi e dal quale Monsieur Ibrahim rappresenta una possibilità di fuga e di riscatto.
Monsieur Ibrahim e Momo partono per un viaggio che li porterà alla scoperta della Mezzaluna d’oro, la terra di origine dell’arabo, per vedere il mare. Durante questo viaggio Momo impara che il mondo degli adulti non è tutto come quello di suo padre e capisce di essere una persona di valore anche senza essere perfetto come il fratello Popov, che il padre adorava e al quale lo paragonava in continuazione.
Per Momo è un vero e proprio viaggio attraverso i valori della conoscenza, dell’integrazione, dell’amicizia e della vita. Impara che “è il sorridere che rende felici”, che “se si vuole imparare qualcosa, non si legge un libro. Si parla con qualcuno”, che “la bellezza è dappertutto”, che “quello che tu dai, Momo, è tuo per tutta la vita; e quello che non dai è perduto per sempre!”
È un viaggio di iniziazione che porta Momo verso la maturità, verso quella fase in cui scopre tante verità del suo passato (che non vi racconto, perché è bellissimo scoprirle dal libro) che solo ora è pronto per accettare e delle quali solo adesso può comprendere il significato, senza rancore. Monsieur Ibrahim svolge la funzione del maestro che trasmette la propria saggezza al discepolo al quale affida il compito di continuare a trasmetterli al mondo anche dopo la sua morte. E Momo accetta questa eredità con gratitudine e, tornato a Parigi, prende in gestione la drogheria di Monsieur Ibrahim e diventa per tutti “l’arabo della strada” che significa: aperto dalle otto del mattino a mezzanotte, anche la domenica.
Schmitt, in questa favola, racconta la storia del rapporto tra un vecchio e un bambino, l’assenza di comunicazione tra un genitore e un figlio, il disagio di un bambino che vive in una famiglia che non lo sa apprezzare e amare, la possibilità di un dialogo interreligioso e interculturale tra personaggi umili, curiosi e capaci di ascoltare. Tutte queste tematiche sono viste attraverso un taglio introspettivo che è quello che l’autore preferisce.
I rapporti tra persone, nella vita privata come in quella pubblica sono tutt’altro che scontati e Schmitt cerca proprio di mettere in risalto questo aspetto. Per costruire relazioni forti, importanti occorrono impegno, disponibilità all’introspezione e al dialogo e l’apertura all’altro da sé.
Monsieur Ibrahim e Momo hanno tutto questo e si propongono come un esempio concreto di integrazione a molti livelli; quella integrazione in grado di creare serenità.
E. E. Schmitt, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, E/O, 2012, pp. 123, € 9.00 (trad. A. Bracci Testasecca)