La misura del tempo
‘La misura del tempo’ è l’ultimo romanzo di Gianrico Carofiglio.
I personaggi sono tre: Iacopo Cardaci, un ragazzo giovane in carcere per omicidio volontario; Iacopo è il figlio di Lorenza, una “ragazza bella e insopportabile” della quale, molti anni prima, l’avvocato Guido Guerrieri, il vero protagonista di questa sfida processuale, si era innamorato e che il tempo ha trasformato in una “donna opaca”. Lorenza, in nome della loro vecchia amicizia, si rivolge a Guerrieri per cercare di ottenere la scarcerazione del figlio; l’avvocato accetta sia pur contro voglia e si immerge in una indagine attraverso la quale porta il lettore, ancora una volta, “nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali”. Carofiglio è un magistrato e il suo protagonista un avvocato. La vicenda è, come ho detto, una nuova sfida processuale, ma ne ‘La misura del tempo’ c’è un elemento nuovo che catalizza l’attenzione dei lettori e che rende questo romanzo molto di più di un semplice caso giudiziario: in ogni pagina, in ogni aspetto della vicenda troviamo il tempo, quella dimensione affascinante e sfuggevole nella quale tutti siamo immersi e della quale sappiamo dire cosa sia, a patto che nessuno ce lo chieda, come ci insegna il buon Sant’Agostino.
È la struttura stessa del romanzo che mette in evidenza l’importanza e l’ineffabilità del tempo. Il racconto procede su due binari che si intrecciano continuamente: accanto e all’interno della descrizione delle dinamiche del processo di secondo grado di cui si occupa Guerrieri, Carofiglio inserisce la rievocazione dei ricordi dell’avvocato. Il presente che diventa l’occasione per rievocare il passato, quel passato che tanta responsabilità ha nella natura delle cose che costituiscono il nostro presente. Del resto, il tempo ha avuto un ruolo determinante anche nella condanna di Iacopo, frutto di indagini poco accurate e frettolose: gli avvocati che lo hanno difeso non lo hanno fatto dedicando il giusto tempo alla verifica delle circostanze. Guerrieri deve quindi fare i conti con l’importanza del tempo anche nella preparazione di questo processo d’appello al quale è chiamato da Lorenza.
Quanto alla struttura de “La misura del tempo” i capitoli si succedono in un alternarsi continuo tra passato e presente: quelli dedicati al presente indicati con una numerazione progressiva, quelli dedicati al passato che hanno un nome, Lorenza. Carofiglio ha uno stile inconfondibile, che io personalmente amo molto. Il linguaggio è chiaro ed essenziale e il registro è sempre quello più adatto all’argomento che racconta al lettore: i capitoli più spiccatamente dedicati alla descrizione del processo e della sua preparazione sono scritti e spiegati con la precisione del magistrato, che però non dimentica mai di avere di fronte lettori che non sono necessariamente esperti di diritto penale.
“Un giurista deve – sottolineo deve – dedicare una cospicua parte del proprio tempo a cose che con il diritto, all’apparenza, non c’entrano nulla: leggere buoni romanzi, vedere buon cinema, anche buona televisione. Insomma nutrirsi di buone storie. Perché deve, si potrebbe legittimamente chiedere? Perché è l’arte del racconto a ricordarci come non esista una sola risposta di fronte ai dilemmi umani. Essi sono inevitabilmente ambigui. I personaggi dei buoni romanzi, dei buoni film, rappresentano i diversi punti di vista sul reale”.
I capitoli dedicati alle riflessioni sul tempo, pur nella loro essenzialità, lasciano più spazio a un registro emotivo, quello che si attiva quando ciascuno di noi riflette su temi che riguardano le proprie esperienze di vita. Il tempo è un aspetto affascinante dell’esistenza e tutti, prima o poi, cediamo alla tentazione di abbandonarci a riflessioni su questa dimensione nella quale siamo immersi, ma della quale padroneggiamo davvero poco.
“Il tempo è molto più esteso per i giovani perché sperimentano in continuazione cose nuove. La loro vita è piena di prime volte, di improvvise consapevolezze. Il tempo scorre veloce quando si invecchia perché, di regola, si ripete sempre uguale. Le possibilità di scegliere si riducono, le vie sbarrate si moltiplicano, fino a quando tutto pare ridursi a un unico, piccolo sentiero. Non hai voglia di pensare a dove conduce, quel sentiero, e questo produce un’anestesia della coscienza. Aiuta ad attutire la paura della morte, ma sbiadisce i colori”.
‘La misura del tempo’ è un romanzo che consiglio a tutti, perché è un’esperienza di lettura completa, che diverte, ma allo stesso tempo permette di riflettere. Come finisce il processo? Lo scoprirete solo entrando in aula con Guido Guerrieri.
G. Carofiglio, la misura del tempo, Einaudi, 2019, pp. 288, € 18.00