Il mio romanzo viola profumato
“Il mio romanzo viola profumato” è un libretto davvero piccolo piccolo con una veste editoriale accattivante. Sulla copertina una pila di libri colorati, che hanno tutta l’aria di essere anche molto vissuti; in essi le informazioni essenziali, il nome dell’autore Ian McEwan, il titolo“Il mio romanzo viola profumato”e la casa editrice, Einaudi. Questo romanzo viola profumato dura cinquantacinque pagine nelle quali
“si può consumare il crimine perfetto”.
In questo romanzo non c’è niente di più dell’essenziale, raccontato da un grande autore. È la storia di due scrittori, amici da sempre, che scrivono romanzi con i quali ottengono risultati molto diversi. Jocelyn Tarbet diventa scrittore affermato, che gode di grande fama, che si sposa con una donna bellissima e va a vivere in una villa degna di uno scrittore di successo. Parker Sparrow, che racconta, si sposa con Arabella, fa un sacco di figli, conduce una vita modesta, perché la sua carriera di romanziere non decolla. Nonostante le loro vite evolvano in maniera così diversa, Jocelyn e Parker rimangono amici, al punto che quando Tarbet entra in crisi durante la scrittura del suo ultimo romanzo e decide di prendersi una vacanza, si rivolge a Parker perché si trasferisca nella sua villa come ‘custode’ durante la sua assenza. È durante questo soggiorno che Parker si incuriosisce nei confronti del manoscritto dell’amico, lo legge, ne rimane letteralmente affascinato e decide di farlo suo. Come andrà a finire?
Ian McEwan è incredibile nel creare suspence e nel costruire finali tanto inaspettati quanto geniali e, anche in questo caso, il lettore non può che rimanere colpito e spiazzato.
È un romanzo a tutti gli effetti, anche se ha le caratteristiche del racconto lungo e proprio in questo sta la grandezza di McEwan. Scrive pagine dense di significato, nelle quali nessuna aggiunta renderebbe la narrazione più efficace e che, allo stesso tempo, così come sono, non hanno nulla di superfluo. Nulla da aggiungere e nulla da togliere, il massimo per il lettore che si trova coinvolto nella narrazione perfetta.
Il grande tema è l’amicizia tra due adolescenti inseparabili ai tempi della scuola e dell’università, che la vita allontana fisicamente, ma mai mentalmente. Un rapporto di amicizia che sembra totalmente assorbito dalla passione per la scrittura e immune dall’invidia e dalla rivalità. Un’amicizia capace di sopravvivere alle diverse condizioni di vita che la presenza o assenza di successo comportano. Un sentimento talmente radicato da spingere Parker a sostituirsi a Jocelyn.
Se già questo passaggio vi sembra eccessivo, io vi consiglio di leggere questo romanzo fino alla fine e vi renderete conto che il furto del manoscritto è ben poca cosa. Dal concetto di amicizia McEwan porta il lettore a riflettere sul senso dell’io.
“Secondo un prospettiva particolarmente cara ai romanzieri, l’io non è che «un racconto incessantemente riscritto», la «storia che raccontiamo a noi stessi»”.
Se le cose stanno davvero così ha ancora senso parlare di identità? E se Jocelyn e Parker fossero la stessa persona raccontata in due modi diversi? Al di là di tutto, leggete queste poche pagine, perché dopo “il mio romanzo viola profumato” vi sentirete più ricchi.
I. McEwan, Il mio romanzo viola profumato”, Einaudi, 2018, pp. 55, € 5.00 (trad. S. Basso)