Dove vanno a finire le scelte che non hai fatto?
Se partiamo dalla definizione di “romanzo” contenuta della Enciclopedia Treccani, Le scelte che non hai fatto è un romanzo. Un romanzo con una struttura narrativa molto particolare che tratta un argomento che riguarda chiunque, ovvero le scelte. Tutti siamo costretti a compiere delle scelte in maniera più o meno frequente e consapevole. E tutti, fatta una scelta, pensiamo che le opzioni che abbiamo deciso di tralasciare scompaiano dalla nostra vita, smettano di agire. Secondo Maria Perosino, l’autrice che è anche la protagonista, questo è vero solo nei film.
“Non avviene così nella vita reale. Qui quelle cose cui abbiamo scelto di non dare corso continuano a vivere accanto a noi. Camminano su strade parallele alla nostra, appena qualche metro più indietro. Su altre gambe”
La responsabilità di questa situazione è in ciò che l’autrice definisce il 49%. Sì, perché quando facciamo una scelta, non è la totalità di noi a decidere, ma solo un misero 51%. Solo una maggioranza risicata di noi è convinta della scelta. Il resto che fine fa? La protagonista del romanzo va in cerca proprio di questo “resto”, del 49% che non ha scelto e lo fa incontrando e interagendo con persone che vestono i panni della scelta che lei non ha fatto. Incontra vecchie amicizie e ci presenta persone che conosce, che ritrova dopo un lungo periodo di separazione, che va a cercare, proprio per mettere se stessa (e noi) di fronte al suo 49% che per qualcun altro è invece il 51%
Una precisazione importante è relativa a cosa si debba intendere con il termine scelta. Non ha niente a che fare con i cambiamenti o la naturale evoluzione delle persone, delle cose o delle situazioni.
La scelta “è invece molto più subdola e molto più arbitraria. La scelta secondo me è quella che si fa tra due amori, uno felice e uno (forse) un po’ più felice, tra un lavoro e un altro, tra una città e un’altra, tra una casa più piccola e in centro e una più grande in periferia.
Ecco in tutti questi casi, le due opzioni non sono mai vestite una di bianco e una di nero, sono due nuances di grigio”.
Queste sono le vere scelte, quelle difficili. Queste sono le circostanze che ci espongono al rischio della casualità. Sono le opzioni di fronte alle quali protagonista è il cinquantuno che decide. Non una certezza, semplicemente una valutazione che ci fa propendere, di poco, verso un lato rispetto all’altro. Il che, se ci pensiamo, è ancora più crudele rispetto alla casualità del lancio della moneta nel gioco “testa o croce” che ci scagiona completamente dalla responsabilità della scelta. Per questo il quarantanove che rimane in panchina non smette di esistere. Smette di crescere, perché noi non lo alimentiamo più, ma non smette di esistere. Basta un niente perché si ripresenti alla nostra mente, perché ce lo ritroviamo davanti sotto forma di nostalgia. Quante volte ci capita di ripensare a situazioni che appartengono al passato semplicemente perché non le abbiamo scelte? Quante volte ci capita di pensare a come sarebbe stato se avessimo preso una decisione diversa?
La protagonista fa un paragone che mi colpisce molto: come gli assassini tornano sul luogo del delitto, anche noi torniamo nei luoghi reali o metaforici del nostro passato per vedere com’è e lo facciamo semplicemente perché non hanno mai smesso di esistere nella nostra mente con il ruolo di alternativa che non abbiamo scelto, di ciò che avrebbe potuto essere.
“Ma in una cosa credo: ognuno di noi, nel bene o nel male, è la sua storia. Anzi, le sue storie, comprese quelle non vissute e solo immaginate e sognate. Questo siamo. E ora credo di aver imparato che forse siamo un po’ anche le storie delle persone che abbiamo incontrato, quelle storie cui abbiamo imparato a voler bene come fossero la nostra, ma che nostre non sono.”
Un invito a non diventare vittime del rimpianto, pensando continuamente a quello che avrebbe potuto essere ma non è stato per colpa delle scelte che abbiamo fatto. Scegliere è sempre difficile e credo che se non fosse così, di fatto, la vita non sarebbe la sfida che è. Non possiamo sapere quale sia la strada giusta, così come non possiamo prevedere quali siano le conseguenze reali di ogni nostra scelta. Immaginiamo come potrà essere, ma solo a posteriori possiamo avere la conferma o la smentita di quello che abbiamo immaginato nel momento in cui abbiamo scelto. Maria ci insegna che ciascuno di noi è il frutto del passato vissuto o anche solo immaginato. Il 100% che siamo si compone del cinquantuno che sceglie e del quarantanove che rimane in panchina.
M. Perosino, Le scelte che non hai fatto, Einaudi 2015, pp. 191, € 12.00