Il confine di Giulia. Un amore tra realtà e finzione
“In uno di questi quaderni sono contenute, come ho detto, tracce e appunti per un romanzo: il racconto dell’incontro tra una poetessa e un rivoluzionario professionale. La poetessa e il rivoluzionario avevano visioni molto diverse dell’esistenza: lei era una nichilista, lui aveva invece certezze fermissime, certezze cristiane. Il romanzo di Giulia è stato per me il manoscritto ritrovato grazie al quale ho potuto scrivere il mio romanzo; grazie al quale sono riuscita a ricreare l’ultimo anno di vita della mia amica e il suo incontro con il comunista, nel quale mi è sembrato di riconoscere la personalità di Ignazio Silone.”
In questa citazione c’è tutto ‘Il confine di Giulia‘. Ci sono i protagonisti e c’è la vicenda. Chi scrive il romanzo è un’amica di Giulia, la protagonista, che finge di ritrovare i vecchi quaderni della poetessa nei quali racconta la storia tormentata dell’amore con Ignazio Silone. Per dirla con Dante, “galeotto fu lo psicanalista”.
I due protagonisti sono entrambi pazienti di Jung ed è proprio a Zurigo, fuori dall’ambulatorio dello psicanalista, che si incontrano e iniziano una storia d’amore tanto appassionata quanto difficoltosa. Giulia Bassani è ricchissima, Ignazio Silone uno squattrinato, malaticcio e con il desiderio di diventare scrittore. Lei non crede a nulla, lui vive esclusivamente per i suoi ideali. Giulia trascorre tutta la vita obbedendo ai desideri del padre senza decidere mai nulla, nemmeno le cose più importanti. Ignazio è un comunista desideroso di uscire dal partito, ma incapace di farlo fino in fondo, perché incapace di trovare una ideologia più forte in cui credere.
“Silone aveva sempre cercato la fede, ma di ogni fede aveva sempre dubitato. Della fede in Dio, della fede nel comunismo. Ne aveva bisogno, però: e non era mai riuscito a non stare dentro un’organizzazione. Dentro un partito, una chiesa. Partiti e chiese che amava e che odiava.”
Tra Giulia e Ignazio ci sono una distanza intellettuale incolmabile e una opposta visione del mondo. Questa conflittualità caratterizza tutto il loro rapporto, in un’alternanza di momenti di grande tenerezza e di insofferenza reciproca.
“Giulia sentiva l’amico, come ho detto, allo stesso tempo separato e unito; credo, infatti, che Silone sia stato l’alter ego della sua anima depressa: e Giulia, in qualche modo, deve essere stata a sua volta l’alter ego di Silone. Intendo dire che si sono frequentati confrontando continuamente la distanza delle loro visioni della vita ma solo per rafforzarsi nella convinzione che la propria fosse quella giusta, e vedendo nell’altro il sé che rifiutavano, il sé con il quale non volevano comunicare”.
Davvero un bel libro questo di Giuliano Gallini. Un’opera che fonde, con grande abilità, realtà e finzione. Personaggi reali e inventati che vivono una storia in bilico tra fatti realmente accaduti e sentimenti immaginati e immaginari. Il contesto nel quale Ignazio e Giulia vivono la loro storia d’amore è ricostruito con grande fedeltà dall’autore che riesce a trasmettere a noi lettori il tormento di Silone, una delle figure più alte e più controverse della letteratura italiana del Novecento.
La vicenda si svolge nel 1931. Siamo nel periodo in cui Silone è accusato da Togliatti di tradimento e doppio gioco e medita di abbandonare la vita politica per diventare uno scrittore a tempo pieno. (Il manoscritto di Fontamara è già pronto, ma a causa dell’argomento controverso e sgradito al partito fascista, non sarà pubblicato fino al 1945.)
Giulia e Ignazio, due anime tormentate che si cercano e si respingono, incapaci di trovare un punto di incontro comune capace di tradursi in un progetto di vita stabile e duraturo.
G. Gallini, Il confine di Giulia, Nutrimenti, 2017, pp. 144, € 15.00