I tweet di Cicerone. I primi 2000 anni dei social media
“I tweet di Cicerone. I primi 2000 anni dei social media” è il titolo della traduzione italiana, a cura di F. Rende, dell’originale “Writing on the Wall: Social Media – The First 2.000 Years” di Tom Standage. Un titolo secondo me azzeccato, perché racconta “i primi 2000 anni” di storia dei social media. Sembra una provocazione, mentre in realtà è una ricostruzione molto precisa che dimostra come nemmeno i meccanismi del web siano un fenomeno di nostra invenzione. Per molto tempo abbiamo sostenuto che ci fosse una distinzione netta tra i cosiddetti “nuovi media” e i “vecchi media” e la discriminante di riferimento per passare da vecchio a nuovo era la tecnologia, ovvero il mezzo di comunicazione che da analogico è diventato digitale.
Ma se i nuovi media non fossero poi così nuovi e i vecchi media non fossero così vecchi come sembra? Questa è la domanda che si pone Tom Standage e alla quale cerca di rispondere ne “I tweet di Cicerone”. Per fare questo assume una prospettiva di osservazione e di analisi diversa rispetto a quella alla quale siamo abituati. Analizza e studia i media non in un’ottica tecnologica distinguendo tra analogico e digitale, ma cercando di comprendere il nostro ruolo, rispettivamente passivo o attivo, nella loro gestione.
La vera discriminante quindi non è più nella tecnologia, ma in noi, nel nostro essere protagonisti.
Se assumiamo questo nuovo punto di vista, diventa subito intuitivo come il nostro sistema di comunicazione e di diffusione delle notizie sia del tutto analogo a quello utilizzato dall’impero romano. Le logiche di comunicazione, condivisione, partecipazione alla vita politica e culturale della nostra epoca sono le stesse all’interno delle quali si muoveva Cicerone, solo che utilizzano strumenti diversi. Nell’impero romano le comunicazioni erano soprattutto epistolari e le lettere potevano essere private o pubbliche. Le chiacchiere nella pubblica piazza, le scritte sui muri, la affissione dei cosiddetti “acta diurna”, le tavolette di cera, sono gli antenati di Twitter, Facebook, Instagram e di tutti i sistemi di comunicazione e di diffusione della quotidianità pubblica e privata che utilizziamo noi oggi. In questa logica, i mass media quali radio, televisione, quotidiani costituirebbero una parentesi durante la quale un sistema di informazione e diffusione centralizzato e impersonale ha preso il posto dello ‘scambio tra pari’ a cui i nostri predecessori erano abituati. L’ipotesi che Standage suggerisce, non così strampalata, è che stiamo recuperando una modalità di comunicazione e di partecipazione attiva della quale i Romani erano maestri indiscussi. Ovviamente tenendo ben presente la portata di questa evoluzione tecnologica, in virtù della quale siamo in grado di diffondere e recepire una quantità di informazioni inimmaginabile all’epoca di Cicerone quando i tempi di circolazione delle informazioni erano necessariamente più lenti, ma non meno efficaci. Il livello di partecipazione e di coinvolgimento nella res publica era altissimo e il protagonismo una componente imprescindibile; secondo Standage i meccanismi, le reazioni e l’impatto sulla società che l’utilizzo dei nuovi media rende possibili sono del tutto analoghi a quelli degli “antichi social”.
Del resto, la nostra natura di animali sociali non è una creazione di internet, perché da sempre siamo curiosi, pettegoli, distratti, frivoli, polemici, desiderosi di essere informati su tutto e su tutti, attratti dall’impulso irrefrenabile di esprimere e comunicare la nostra opinione su qualsiasi cosa.
La dimensione del collegamento con il mondo ci appartiene da sempre; la novità di internet è che se prima potevamo comunicare e agire solo all’interno della nostra cerchia di collegamenti reali, adesso possiamo comunicare con chiunque, perché le nuove tecnologie ci mettono in collegamento, appunto, con chiunque, dovunque. Se nel mondo analogico avevamo accessi limitati, oggi davvero non ci sono più confini spazio temporali.
Tutti noi abbiamo la tendenza a credere che qualsiasi esperienza facciamo sia completamente nuova e diversa da ciò che c’è stato prima e che i nostri comportamenti e i mezzi che utilizziamo nel quotidiano siano qualcosa di unico e senza precedenti. La verità è che ogni novità, ogni evoluzione che porta a una dimensione diversa è possibile solo partendo da una situazione di fatto.
Nulla nasce dal nulla e ogni tecnologia, comportamento, informazione affonda le proprie radici in qualcosa che esiste già. Si può parlare di evoluzione, miglioramento, novità, solo se abbiamo un termine di paragone rispetto al quale questi termini acquisiscono un significato.
Si può parlare di nuovo solo rispetto al vecchio, di moderno rispetto all’antico, di evoluzione solo avendo presente ciò che c’era prima. Ogni evoluzione tecnologia ha avuto come primo grande effetto di ampliare il bacino di riferimento della diffusione. Se ci pensiamo bene, la scrittura rispetto al racconto orale ha permesso di narrare anche a distanza e quindi a più persone, sia pur con la lentezza che caratterizza il lavoro degli amanuensi. I vantaggi della stampa rispetto alla scrittura manuale sono analoghi a quelli dei social nei confronti dell’era analogica: la stampa ha permesso di raggiungere molte persone in poco tempo, i social permettono di comunicare con chiunque in tempo reale. Chiunque avesse i soldi poteva stampare la propria opera e divulgarla. Alo stesso modo oggi è sufficiente possedere un computer per diventare, e di fatto essere, una fonte di informazioni (più o meno attendibile).
Cambia la terminologia, ma i fenomeni rimangono gli stessi di sempre.
I cantori dell’epoca orale “raccontavano storie”, noi facciamo “storytelling”; a Pompei scrivevano sui muri, noi postiamo su Facebook. Cicerone mandava lettere agli amici e agli alleati politici, noi scriviamo email. Il tutto sempre e comunque nella logica di rimanere aggiornati e informati e di essere parte integrante e protagonisti della vita attiva, privata o pubblica che sia.
In passato si diceva che la storia si ripete; oggi potremmo dire, come Standage, che “la storia si retwitta”
T. Standage, I tweet di Cicerone. I primi 2000 anni dei social media, Codice Edizioni, Torino, 2015, pp. 324, € 25.00 (trad. F. Rende)