Empatia digitale. Le parole sono di tutti, il contenuto è tuo
‘Empatia digitale’. Assunta Corbo ha scelto, per il suo nuovo libro, un titolo che contiene un ossimoro, una contraddizione, l’interazione di due parole apparentemente inconciliabili. Come si può parlare di empatia in riferimento a un mondo – quello online – che molti continuano e ritenere altro rispetto al reale?
Empatia è una parola molto bella e, come tutte le parole belle, lo è anche la sua etimologia. Deriva dal greco ἐν, “in“, e -πάθεια, dalla radice παθ- del verbo πάσχω, “soffro” e la definizione dell’enciclopedia Treccani è
la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato e talvolta senza far ricorso alla comunicazione verbale.
Voglio fare un ulteriore passaggio; in greco e in latino, i verbi in -sco sono detti incoativi, sono cioè quelli che indicano il momento in cui inizia l’azione che descrivono; nel nostro caso, quindi, gli antichi tradurrebbero πάσχω con “inizio a soffrire” riferendosi a una situazione molto precisa.
Provare empatia significa entrare in quell’atteggiamento che permette di relazionarsi agli altri “come dal loro interno”, mettendosi nei loro panni, per dirla con una frase (ab)usata più spesso, ma mantenendo quel distacco critico necessario per continuare a percepire e a valorizzare la diversità che caratterizza le persone.
Digitale pur essendo meno affascinante dal punto di vista etimologico – deriva dal latino digitus, “dito” – indica anch’esso un modo “di entrare in contatto con gli altri”, come specifica Liliana Di Donato nella sua splendida prefazione a questo libro, che vi consiglio di leggere con grande attenzione.
Capiamo bene quindi che l’empatia non può che essere un’azione consapevole, una scelta, sia essa digitale o analogica. È un modo di approcciare e relazionarsi che si attiva ogni volta che desideriamo entrare in contatto con i sentimenti e le emozioni dei nostri interlocutori, per cercare di comprenderne, non di giudicare, la natura e il significato.
Essere empatici non significa identificarsi con gli atri, ma percepirli in tutta la loro completezza e complessità per impostare una comunicazione partecipata, condivisa, ma allo stesso tempo distaccata quanto basta perché ognuno mantenga la propria peculiarità di individuo.
L’empatia, così come la comunicazione empatica sono spesso silenziose, perché vanno al di là delle parole; cercano i significati profondi che si nascondono nel non detto e che travalicano i limiti che il linguaggio ha ogni volta che tentiamo di descrivere la sfera dell’irrazionale, del sentimentale, dell’emozionale. Se accettiamo che tutto questo funzioni offline, perché non dovremmo desiderare che fosse vero anche online, nel digitale? Perché continuiamo a fare una distinzione che, di fatto, non esiste? Non siamo forse sempre noi che comunichiamo con i nostri interlocutori, pochi o tanti, reali o virtuali che siano?
Assunta Corbo con ‘Empatia digitale. Le parole sono di tutti, il contenuto è tuo‘ compie senza dubbio un’operazione di empatia molto forte con noi lettori.
Il libro che hai tra le mani in questo momento è un saggio che raccoglie pensieri, esperienze e ispirazioni costruttive. È un atto di responsabilità che sento molto forte: raccontarti cosa significa per me comunicare in modo empatico, costruttivo e utile. Ho scelto di farlo perché ritengo che questo sia il tempo in cui dobbiamo recuperare la relazione umana nella comunicazione, anche attraverso il digitale, che per me rappresenta un mezzo fondamentale per arrivare a quante più persone possibili. E proprio per la vastità del pubblico è importante tenere a mente che seppur scriviamo nel silenzio della nostra intimità, a leggerci è una platea virtuale che va rispettata.
Da questa citazione risulta chiaro che si tratta di un libro per certi aspetti autobiografico, nel quale Assunta parte dalla sua esperienza, professionale e di vita, e capiamo il perché della decisione di raccontarsi.
Molto interessante è anche il come. Il titolo di ogni capitolo – sono dieci – è una domanda e il sottotitolo una parola che è, allo stesso tempo, una prima risposta e il valore, la dote, che rende possibile la realizzazione dell’empatia digitale. Non vi dico quali sono queste parole, lo scoprirete voi leggendo. Alla fine di ogni capitolo, che contiene e la risposta di dell’autrice, raccontata e spiegata attraverso la sua esperienza, c’è il contributo di una persona che, secondo Assunta, incarna il valore descritto nel capitolo.
Del cosa ho accennato, almeno in parte, attraverso l’etimologia del titolo ‘Empatia digitale’.
Questo saggio serve per comprendere come trasformare una comunicazione ormai universale e pervasiva da generica e pressapochista a empatica.
Assunta non affronta tematiche strampalate, per nulla; racconta episodi tipici della quotidianità comunicativa social nella quale siamo immersi. Facciamo però attenzione a non cadere nel tranello di ritenere che le soluzioni che propone siano ovvie e scontate, perché, se e sottolineo se anche lo fossero, la verità è che sono ancora troppo poche le persone che hanno capito l’importanza di applicarle per rendere la comunicazione empatica e costruttiva.
Un elemento che ho apprezzato moltissimo di questo libro è il ‘tono di voce’ sempre positivo e propositivo: anche di fronte a situazioni completamente negative, Assunta Corbo mette in evidenza che una soluzione c’è sempre, basta volerla trovare.
sono felice di poter dire che le domande sono uno strumento potente per risvegliare in noi ciò che è assopito da tempo. Che siano riflessioni, nuovi sguardi o soluzioni.
Non è casuale quindi che il titolo di ogni capitolo sia una domanda.
Ultimo, ma non per ordine di importanza, un grande apprezzamento va alla casa editrice DO it HUMAN che ha fatto un lavoro egregio anche rispetto alla cura del libro come oggetto. Un formato bellissimo, la carta, il carattere tipografico, l’impaginazione, i nomi di tutte le persone che hanno partecipato al progetto ben visibili sulla copertina; grande empatia anche nella struttura e nella forma. Ma lo sapete che la tonalità di verde con cui è scritto il titolo si chiama proprio ‘verde empatia’?
A. Corbo, Empatia digitale, DO it HUMAN editori, 2020, pp. 216, € 22.00