La donna dal taccuino rosso
Parigi, notte fonda, silenzio. Una donna torna a casa da sola in taxi e viene scippata. Di fronte c’è un albergo. Leggermente ferita alla testa, la donna entra, chiede una camera per la notte assicurando che pagherà il giorno dopo. Il portiere si fida e le consegna la chiave. Lo stesso che il mattino dopo, insospettito dal non vederla scendere, entra in camera con il passepartout e la trova svenuta. Il cuscino è insanguinato. La donna, sconosciuta e senza documenti è in coma e viene trasportata all’ospedale. Nessuno sa chi sia.
Ancora Parigi, ma di mattina presto. Laurent, proprietario della libreria Le cahier rouge trova una borsa di donna abbandonata sopra i bidoni della spazzatura. Decide di raccoglierla per consegnarla all’ufficio oggetti smarriti. In realtà, spinto da non sa bene dire cosa, Laurent decide di aprire la borsa per cercare indizi della proprietaria. Lui non può saperlo, ma è la borsa di Laure, la donna ricoverata in ospedale per trauma cranico. Da questo momento il romanzo si trasforma nell’indagine con la quale il libraio cerca la proprietaria della borsa. Vuole trovarla a tutti i costi. Laurent rimane irretito dagli oggetti che descrivono la donna sconosciuta che lo affascina a tal punto da diventare la sua ragione di vita. Il vero motore di questa storia è il contenuto della borsetta, tre sassolini, un profumo, un rossetto, alcune fotografie senza nomi, un taccuino rosso Moleskine (da qui il titolo del libro) e un libro di Patrick Modiano (che il premio Nobel ha dedicato a Laure ed è da qui che il libraio apprende il nome della donna che sta cercando). Ogni singolo oggetto diventa un anello importantissimo per tentare di raccontare a se stesso e a noi lettori la storia della donna sconosciuta. Una ricerca appassionata che lo porta ad entrare anche fisicamente nella vita di Laure, della donna dal taccuino rosso. il motore di questa indagine è la curiosità. Una curiosità non fastidiosa che in nessun momento del romanzo assume i connotati dell’invadenza. È la curiosità di un uomo appassionato di letteratura, perché sa che la dimensione letteraria è quella che rende possibile ciò che la realtà, per sua stessa definizione, rende impossibile. Siamo di fronte a una indagine letteraria in cui Laurent cerca la donna dal taccuino rosso che esiste nella sua mente come sua donna ideale. Laure, o meglio la borsa di Laure, sanciscono la fine definitiva della relazione sentimentale del libraio con la sua attuale compagna; una fine, già scritta da tempo, di una storia che non appassiona più e che si alimenta solo dell’abitudine. Laurent è lo stesso che ha sempre lavorato con successo per una grande azienda, ma che di punto in bianco decide di aprire una libreria e di immergersi nel suo sogno fatto di parole, di silenzio e di immaginazione.
Una lettura appassionante e per nulla scontata. Non una storia d’amore e nemmeno un giallo. Direi piuttosto la descrizione di un sogno letterario di un uomo che ha capito l’importanza di assecondare la propria immaginazione e di farsi guidare dai propri sogni realizzabili o irrealizzabili che siano. Una storia che non invade, non infastidisce, non urla. Una storia che ci accompagna, con grande discrezione, all’interno di una vicenda che non può non catturarci anche solo per pochi momenti. Non ultimo, una storia che rappresenta anche un viaggio nella letteratura e nei libri che ne sono i testimoni più fedeli e affascinanti.
Antoine Laurain, La donna dal taccuino rosso Titolo originale: La Femme au Carnet Rouge, trad. Margherita Botto pagg. 164, Euro 17,00 – Einaudi , 2015