Il diritto di contare: nella matematica e nella vita
Il diritto di contare nella matematica e soprattutto nella vita di tutti i giorni. È la storia vera di Dorothy Vaughan, Mary Jackson e Katherine Johnson tre donne afroamericane che, durante la seconda guerra mondiale, vengono chiamate a lavorare alla NASA. Hanno competenze straordinarie in matematica e, con la loro genialità, contribuiscono a realizzare il sogno americano della conquista dello spazio. Il tutto, sullo sfondo della seconda guerra mondiale, della lotta per la conquista dei diritti civili che la segregazione razziale rendeva praticamente impossibile. Detta così sembra tutto facile. In realtà, nello stato segregazionista della Virginia, l’essere è una condizione di partenza decisamente poco vantaggiosa. La massima aspirazione per una donna di colore, in quegli anni, poteva essere solo diventare insegnante nelle scuole per neri. Questa opportunità di carriera è straordinaria, ma richiede che paghino un prezzo davvero molto alto. Lavorano in ambienti separati da quelli dei bianchi, non possono per nessuna motivazione interagire alla pari e devono mantenere sempre ruoli di subordinazione. Nonostante questo, Katherine, Dorothy e Mary mettono in campo, oltre alla competenza, anche tutta la loro determinazione per dimostrare al mondo dei bianchi di che cosa sono capaci.
“Il genio non ha razza, la forza non ha prezzo e il coraggio non ha limiti”.
Il libro non vuole essere solo un romanzo. Vuole essere prima di tutto una ricerca meticolosa e puntuale sulla vita delle tre protagoniste e una ricostruzione storica degli anni nei quali queste tre donne hanno contribuito a fare la storia e con loro molte altre, delle quali non si dice praticamente nulla. Non è un caso che il titolo originale del libro sia Hidden Figures (figure nascoste). Non è un libro di facile lettura, perché contiene molti particolari e rimandi che almeno all’inizio risultano fonte di distrazione rispetto al filo logico del discorso. Basti pensare che l’autrice, Margot Lee Shetterly ha voluto conoscere di persona le protagoniste di questa storia vera, per avere la possibilità di approfondire, fino ai più piccoli dettagli, questa esperienza che per loro ha rappresentato l’occasione di un vero e proprio riscatto morale. Anche alla NASA non possono mangiare negli spazi riservati ai bianchi, hanno macchine per il caffè riservate a loro così come anche i bagni. Sugli autobus viaggiano nei posti riservati ai neri e rischiano. Rischiano in continuazione di essere maltrattate unicamente per il colore della loro pelle.
Quella descritta nel libro è la storia di una doppia segregazione, perché sono donne di colore e perché sono donne in un ambiente di lavoro concepito come totalmente maschile.
L’8 marzo, nelle sale italiane è uscito il film tratto dal libro. Sabato pomeriggio sono andata a vederlo per la curiosità di capire quale fosse la trasposizione cinematografica. Nel cast Taraji P. Henson nel ruolo della protagonista Katherine (l’attrice è attiva sul fronte dei diritti civili anche nella vita), affiancata da Octavia Spencer, Janelle Monae, Kirsten Dunst e Kevin Costner. Nel film in effetti è la storia di Katherine che occupa una posizione di primo piano, sempre però integrata dalle vicende parallele delle altre due amiche. Devo dire che mi è piaciuto. Il film ha un buon ritmo e soprattutto non ci sono mai situazioni “pacchiane”. Ovviamente, nella gara alla conquista dello spazio, il tifo è per gli Americani, ma in maniera effettivamente credibile. La questione razziale è ben evidenziata, ma non trascende mai nella propaganda; vengono descritte situazioni reali con un tono mai esasperato.
Contenta di avere letto il libro e di avere visto il film.
Margot Lee Shetterly, Il diritto di contare, Harper Collins, 2017, pp. 384, € 18.00