La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia
“La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia” di Tom Nichols è un libro necessario che a qualcuno sembrerà sicuramente scomodo. Affronta un tema complesso e attuale, dichiarato già nel titolo.
Come è possibile che la conoscenza e il sapere siano diventati qualcosa di cui diffidare? Da quando le persone sono convinte di saperne sempre più degli altri? Due domande alle quali non è semplice rispondere, ma è necessario cercare di farlo per evitare che la cosiddetta “era dell’incompetenza” diventi molto più di un rischio per la democrazia. Sono talmente tanti gli aspetti analizzati e gli spunti di riflessione che se ne possono trarre, che cercherò di mettere in evidenza quelli che mi hanno colpito di più.
La prima osservazione che ha attirato la mia attenzione e che, almeno in parte, può essere una risposta alle due domande che ho messo all’inizio del post, riguarda il tema del narcisismo che, anche se in percentuali diverse, ci coinvolge tutti.
Secondo Nichols, il narcisismo è il sentimento che prevale in coloro che vivono in un mondo caratterizzato da una ricchezza (forse eccessiva) di informazioni, dove ciò che pensiamo è diventato più importante di ciò che oggettivamente è, dei fatti. Tendiamo a rifiutare le situazioni di fronte alle quali ci sentiamo impotenti e che, proprio per questo, ci fanno paura. Ci attacchiamo alle nostre sensazioni, percezioni e sentimenti come ad ancore che ci fanno sentire protetti, sicuri. Se non in senso assoluto, di certo più protetti e più sicuri di quanto non ci facciano sentire i fatti e le sensazioni che non riusciamo a gestire emotivamente.
L’era dell’incompetenza affonda le proprie radici nell’era dell’accesso per usare l’espressione con cui, nel 2000, Jeremy Rifkin ha definito la nuova economia, allora emergente, non più dominata dai concetti di bene e proprietà, ma da valori quali relazioni, cultura e informazioni. In questa evoluzione, per quanto riguarda cultura e informazioni, un ruolo decisivo hanno giocato i nuovi media. Con maggiori possibilità di pubblicare notizie in ‘contenitori’ molto diversi tra loro (elettronici, su carta, in televisione) si è creata una modalità di competizione alla quale i media stessi non sono abituati. Ogni rivoluzione tecnologia, dall’oralità alla scrittura in tutte le sue molteplici forme, ha comportato un ampliamento del bacino di utenza (della cultura) dell’informazione. Ampliamento che, oggi, coincide con le stortura percettiva secondo la quale chiunque ha la capacità di comprendere qualsiasi cosa e la presunzione di poterne parlare non solo con competenza, ma addirittura con autorevolezza. Stortura percettiva che, a sua volta, rimanda a un uso scorretto del linguaggio: diciamo che la tecnologia e i nuovi media hanno reso possibile la democratizzazione delle informazioni, dove il ricorso al concetto di democrazia è del tutto travisato e inappropriato in questo contesto. Tom Nichols, in riferimento alla situazione americana, lo spiega dicendo che
gli Americani ormai credono che avere diritti uguali in un sistema politico significhi che anche l’opinione di ciascuno su qualsiasi argomento debba essere accettata alla pari di quella di chiunque altro.
In altri termini, oltre all’uguaglianza sul piano politico e civile, ‘democrazia’ significa anche distribuzione ugualitaria del sapere e del diritto di esercitarlo; in estrema sintesi e con una semplificazione a dir poco pericolosa, siamo arrivati all’affermazione che uno vale uno sempre e comunque.
Una precisazione però è doverosa: la colpa di questa situazione che Nichols definisce ‘fine della competenza’ non è certo da attribuire alle nuove tecnologie e ai nuovi media che non sono altro che un mezzo. C’è un tema fondamentale ovvero il concetto di responsabilità condivisa tra profani ed esperti, tra disinformati e informati, tra chi produce informazione e chi ne fruisce. Occorre ricostruire la consapevolezza che alla base della competenza ci deve essere la conoscenza e che quest’ultima è il frutto di un processo di studio lento, accurato e approfondito. Occorre il recupero della consapevolezza che la presenza di una informazione su Google, il sito (forse) più utilizzato al mondo, non è condizione sufficiente per renderla vera. Ancora di più
“nell’era del cyberspazio” in cui “navighi finché non giungi alla conclusione che stai cercando. Vai avanti da un click all’altro in cerca di conferme, confondendo la presenza di un sito web con la plausibilità di una tesi”.
Di nuovo il narcisismo che mette noi e le nostre convinzioni al centro della conoscenza nei confronti della quale non accettiamo di ammettere i nostri limiti e, proprio per questo, non riteniamo di doverci fidare di coloro che, oggettivamente, ne sanno di più. A questo si aggiunge che oggi, la realtà non è più considerata interessante, ma complicata ed è per questo che il sensazionalismo e la drammatizzazione attecchiscono meglio e prima rispetto a un’analisi che cerchi anche di fornire elementi di contesto attraverso i quali capire i fenomeni che compongono la contemporaneità nella quale siamo immersi.
L’analisi di Nichols affronta molti altri aspetti che vi lascio scoprire leggendo il libro “La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia”. Solo una riflessione vi anticipo: nonostante un quadro tutto sommato non ottimista, direi che una speranza c’è ancora. Alla fine del libro Nichols dà qualche suggerimento prezioso sul quale riflettere per ripristinare una situazione che non è ancora definitivamente compromessa.
Dal punto di vista della cultura e dell’informazione un sistema sta in equilibrio e funziona solo se siamo disposti ad ammettere che chi non sa non può fare a meno di chi sa e chi sa deve accettare il confronto con chi ha opinioni diverse e mettere in conto che ci possano essere persone che scelgono di non seguire indicazioni e consigli anche se talmente giusti da sembrare ovvi. Tutti noi siamo produttori e fruitori di informazioni; dobbiamo assumerci di nuovo la responsabilità di una fruizione consapevole e critica e di una produzione etica e onesta in cui
le categorie per decidere quale informazione dare e come darla non siano più “funziona/non funziona” in termini di like, ma ricomincino a essere “vero/falso”.
T. Nichols, La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia, Luiss University press, 2018, pp. 246, € 20.00