Concerto per alberi
La cultura è fatta di sorprese, cioè di quello che prima non si sapeva, e bisogna essere pronti a riceverle e non a rifiutarle per paura che crolli il nostro castello che ci siamo costruiti.
Sono parole di Bruno Munari e mi sembrano perfette in riferimento a ‘Concerto per alberi’ di Laëtitia Devernay.
È un un silent book questa volta davvero magico: un libro senza parole, che racconta la storia di un concerto per alberi che un curioso direttore d’orchestra, in smoking e con la sua minuscola bacchetta, dirige salendo sulla chioma dell’albero più alto di tutta la foresta. Da quella posizione, che gli permette di vedere tutta la sua orchestra, dirige una musica non scritta. Non c’è uno spartito vero e proprio, non ci sono le note, non ci sono nemmeno gli strumentisti; eppure, il piccolo direttore svolge il suo compito con autorevolezza e grazia: dirige le foglie degli alberi che si staccano e, a forma di uccelli, volano via seguendo il ritmo della melodia. Lo spartito è il cielo, il pentagramma è l’insieme dei tronchi e le note spiccano il volo sotto forma di traiettorie di volo.
Laëtitia Devernay è un’autrice che utilizza il formato del libro e gli elementi grafici in modo acustico. ‘Concerto per alberi’ si rivolge al lettore ascoltatore e gli chiede di ascoltare il silenzio, ovvero la musica che va oltre la partitura, quella che ciascuno di noi ha dentro.
Il piccolo direttore ci porta con lui e ci coinvolge nella performance che è concerto della natura; sfogliando le pagine, riusciamo a sentire il suono delle radici che crescono, l’odore dell’aria, il calore del sole. Tutto questo senza che nel libro ci sia scritta una parola, una nota musicale o sia utilizzato un solo colore. Solo il protagonista, gli alberi, le foglie e la nostra musica, quella che risuona nella mente mentre sfogliamo le pagine e lasciamo che il concerto si svolga proprio per noi. L’autrice ci dimostra, in modo magistrale e poetico, come dall’assenza di parole scritte o dette, di note musicali scritte o suonate, in realtà, si originano pensieri, emozioni, spazi e tempi, nei quali la riflessione permette di rispondere a domande profonde, siano esse semplici o complesse.
In ‘Concerto per alberi’ nulla è lasciato al caso. Il tratto grafico e il disegno sono sobri, essenziali e molto eleganti. Predomina il bianco e nero e l’unico accenno di colore è il verde scuro che caratterizza le foglie che volano via dagli alberi seguendo la melodia del suono. La danza delle foglie uccello è fantasiosa, spettacolare, leggera e mai uguale a se stessa, proprio come la musica che, pur avendo motivi che ritornano, è sempre diversa e permette di provare emozioni uniche.
Che musica suona il silenzio? Questo concerto per alberi è unico e molteplice: ognuno di noi può immaginare e ascoltare nella mente la propria musica per accompagnare le coreografie delle foglie.
L. Devernay, Concerto per alberi, Terre di Mezzo, 2019, pp. 66, € 20.00