Il colibrì
‘Il colibrì’ è Marco Carrera, protagonista dell’ultimo romanzo di Sandro Veronesi, soprannominato così dalla madre per la sua costituzione gracile e minuta. Una storia del tutto ordinaria la sua: è un medico specialista in oculistica e oftalmologia, sposato, con una figlia; ha da poco perso i genitori e non sopporta la psicanalisi. Tutte le donne della sua vita però hanno un rapporto strettissimo con questa disciplina ed è proprio dalla telefonata che lo psicanalista di sua moglie, Daniele Carradori, fa a Marco Carrera che inizia il racconto di questa storia di vita. Sandro Veronesi ci fa entrare nella vita e nella famiglia del suo protagonista con semplicità e naturalezza. Siamo di fronte a un’esistenza come ce ne sono tante: i protagonisti, che sono anche una famiglia, vivono, come tutti, una quotidianità fatta di situazioni facili e difficili, di problemi da risolvere, di contrattempi, di relazioni che funzionano a volte bene e a volte meno. Marco, ad esempio, vive con la moglie Marina un matrimonio che sembra perfetto, ma che in realtà è disastroso; ha due fratelli, Giacomo con il quale non ha rapporti da anni e Irene morta suicida quando ancora era un ragazzino.
Il rapporto più bello del protagonista è con la figlia Adele, alla quale è molto legato e della quale si prende cura in maniera a tratti davvero commovente. E non può mancare Luisa, la donna di cui è innamorato da sempre, alla quale continua a scrivere lettere come se il tempo si fosse fermato per far coesistere passato e presente.
Leggendo il libro e vivendo con il protagonista tutti gli accadimenti che lo coinvolgono, si capisce quanto azzeccato sia il soprannome ‘Il colibrì’:
“(…) tu sei come il colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci a fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro.”
Sandro Veronesi racconta una storia del tutto verosimile fatta di momenti allegri, divertenti, solari, ma anche di tanto dolore. Marco Carrera subisce perdite importanti e sperimenta la violenza del dolore che ti tocca negli affetti più vicini, più cari e più importanti. Ma in questo sta la – direi quasi – straordinarietà dell’uomo mediocre: Marco dimostra di saper sopportare e di riuscire a reagire senza farsi travolgere dagli eventi. ‘Il colibrì‘ è un album di famiglia all’interno del quale il protagonista, e con lui il lettore, si muove oscillando tra rievocazione del passato e spiegazione del presente nel quale si trovano le basi per aspettare il futuro.
La struttura stessa del romanzo è giocata tra passato e presente, in modo tale che tutto ciò che accade abbia un senso e trovi una spiegazione in ciò che è stato. Ne ‘Il colibrì‘ c’è tanta morte, ma anche tanta vita; non è un romanzo leggero come potrebbe sembrare all’inizio, ma un elemento che lo caratterizza è l’equilibrio sia narrativo che degli eventi. Veronesi costruisce un giusto mix tra gioia e dolore, perché solo così l’esistenza di Marco Carrera può essere considerata verosimile. Un’esistenza che affronta come un colibrì: rimanendo fermo nel tempo e nello spazio. Mentre tutto attorno a lui si muove in maniera inesorabile, reagisce rimanendo fermo. Anche in questo caso Veronesi è bravo: la fermezza del colibrì è quella di colui che non si muove e che cerca con tutte le sue forze di opporsi al cambiamento, ma è anche la fermezza di colui che non molla, resiste e sopporta, pur di rimanere protagonista della propria esistenza, “perché sopravvivere non significhi vivere di meno”.
Vorrei lasciarvi con una citazione che mi sembra davvero significativa:
“Lavoriamo sui desideri, sui piaceri. Perché anche nella situazione più disastrosa i desideri e i piaceri sopravvivono. Siamo noi che li censuriamo. Quando siamo colpiti dal lutto censuriamo la nostra libido, mentre è proprio quella che può salvarci. Ti piace giocare a pallone? Giocaci. Ti piace camminare in riva al mare, mangiare la maionese, dipingerti le unghie, catturare le lucertole, cantare? Fallo. Questo non risolverà nemmeno uno dei tuoi problemi ma nemmeno li aggraverà, e nel frattempo il tuo corpo si sarà sottratto alla dittatura del dolore, che vorrebbe mortificarlo.”
S. Veronesi, Il colibrì, La nave di Teseo, 2019, pp. 368, € 19.00