L’arte di sbagliare alla grande
Qualcuno ha detto che nella nostra vita non commettiamo tanti errori ma sempre lo stesso, ripetuto infinite volte. Perché i nostri sbagli raccontano di noi molto più di quanto non crediamo: della nostra storia, di come eravamo, di cosa siamo diventati
Enrico Galiano è un insegnante come ce ne sono pochi, uno che ha capito che insegnare non significa solo far passare informazioni e nozioni, ma anche e soprattutto compiere un cammino importante di crescita con gli studenti di cui chi insegna si assume una parte di responsabilità.
‘L’arte di sbagliare alla grande‘ è una testimonianza preziosa del suo percorso di crescita, una condivisione dei suoi errori, che vale ben più di mille altri esempi che coinvolgano persone lontane.
Li scrivo tutti, ma proprio tutti. Anche quelli che non ho mai confessato a nessuno. Anche quelli che potrebbero farmi apparire una persona molto, molto meno positiva di come viene vista da molti. Sì, perfino quelli di cui mi vergogno anche solo a dirli allo specchio.
L’autore ha capito che per costruire un rapporto basato sulla fiducia occorre darla prima di riceverla. Non serve parlare dei ragazzi, ma ai ragazzi; non serve fare paternali o sermoni che raccontino tanta teoria, ma è indispensabile immergersi in una realtà condivisa che gli adolescenti possano comprendere e sentire come loro. Questo è ciò che accade nel libro. Racconta molti episodi della vita dell’autore, tutti significativi, perché di fatto sono stati tutti sbagli; più o meno grandi, ma senza dubbio fondamentali per renderlo la persona che è diventata. Con sincerità, autenticità e coraggio racconta quando ha buttato via l’occasione di uscire con la ragazza dei suoi sogni, di quella notte in cui ha rischiato di essere arrestato e di compromettere per sempre il suo futuro di cittadino e soprattutto di insegnante, visto che l’insegnamento era già allora il sogno della sua vita, la sua vera vocazione.
È impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a meno di vivere così prudentemente che tanto varrebbe non vivere affatto. Nel qual caso si fallirebbe in partenza.
Il punto di forza di questo libro e del suo autore è il riconoscimento dell’errore come momento fondamentale di formazione e crescita. Si dice che l’importante non è non cadere, ma imparare a rialzarsi. Tutto vero: occorre rialzarsi e fare tesoro dei propri errori, perché si impara molto di più da uno sbaglio che da una cosa fatta bene, magari solo per pura fortuna.
Gli errori sono parte di noi, ci rendono ciò che siamo, ci aiutano a comprendere ciò che vogliamo essere. Viviamo in una società che tende sempre di più a bandire l’errore, che induce a vergognarsi dei propri errori come se fossero qualcosa che accade solo a noi. Invece sbagliare è fondamentale così come lo è il modo in cui reagiamo ai nostri errori.
Sbagliare non è bello, è necessario.
L’unico vero grande errore è pensare di poter (e voler) essere perfetti:
Perfezione viene dal verbo latino perficio: un verbo che significa ‘compiere, completare, finire, fare completamente”. Perfectum è il participio perfetto, appunto, che vuol dire ‘fatto, compiuto, concluso’ nel senso proprio di ‘chiuso con’.
Essere perfetti significa essere finiti, privi di energia, vitalità, aspirazioni; i ragazzi non possono e non devono essere questo. Tutti noi siamo viaggi e non punti di arrivo; comprenderlo, significa capire che per essere grandi non occorre non sbagliare, anzi, occorre sbagliare alla grande. Per dirla in modo più diretto, sbagliare non è sbagliato, il vero errore è non commettere errori.
Se dovessi scegliere due parole chiave per definire l’insegnamento di questo libro penserei a motivazione e autostima. Due parole di grande importanza, soprattutto quando si è adolescenti e non si ha ben chiaro che cosa si vuole da se stessi, dalla propria vita e dagli altri.
Sbagliare è necessario, così come necessario è avere la possibilità di ammettere i propri errori, parlarne e capirne il valore.
Il compito degli adulti nei confronti degli adolescenti non è trasformare l’errore in un tabù o in un elemento di giudizio; è partire da lì per compiere il percorso necessario a dare un senso allo sbaglio, per trovare ad esso una giusta collocazione, per trasformarlo in uno step di crescita, che spesso significa anche aggiungere un tassello alla costruzione dell’autostima e della motivazione.
Un passaggio del libro di Enrico Galiano mi ha colpito molto e voglio riportarlo qui:
Le persone SE sono quelle che trovano sempre una giustificazione ai propri fallimenti nel passato, come se la colpa fosse sempre di qualcosa che ti è successo, di qualcosa che ti hanno fatto…Molto tardi ho capito che la colpa…era sempre stata solo mia. Il giorno in cui l’ho capito è stato anche quello in cui ho deciso che, se volevo essere felice, dovevo diventare una persona NONOSTANTE.
E. Galiano, L’arte di sbagliare alla grande, Garzanti, 2020, pp. 160, € 15.00