L’amore bugiardo. Il lato oscuro del matrimonio
‘L’amore bugiardo’ di Gillian Flynn inizia con la descrizione dell’innamoramento e del matrimonio di Amy e Nick. Si incontrano una sera a una festa, si guardano, si piacciono immediatamente, diventano una coppia di innamorati prima, marito e moglie poi.
“Mi hanno sempre detto che l’amore dovrebbe essere incondizionato, così è la regola. Ma se l’amore non ha confini, né limiti, né condizioni, perché uno dovrebbe sforzarsi di comportarsi bene? Se io so di essere amata qualunque cosa accada, che gusto c’è?
In teoria dovrei amare Nick malgrado le sue inadeguatezze. E in teoria lui dovrebbe amare me nonostante le mie stravaganze. Ma è evidente che nessuno dei due ci riesce, e questo mi fa supporre che tutti si sbaglino, che l’amore in realtà debba sottostare a molte condizioni.
In amore, entrambi i partner dovrebbero essere al loro meglio in qualunque momento.
L’amore incondizionato è amore indisciplinato, e come tutti abbiamo potuto vedere, l’amore indisciplinato è disastroso.”
All’inizio è tutto perfetto, ma qualche anno dopo non è più così. Per colpa della crisi economica Amy e Nick perdono il lavoro e la malattia della madre del protagonista impone loro di trasferirsi e di lasciare quindi la casa, gli amici, tutto.
La mattina del quinto anniversario del loro matrimonio Amy scompare all’improvviso, senza lasciare traccia. È questo evento che fa cominciare il thriller. La domanda a cui rispondere è: “Che fine ha fatto Amy?”.
I sospetti cadono immediatamente su Nick che, tra l’altro, non sembra poi così sconvolto dalla scomparsa della moglie. Del resto, capita quasi sempre anche nella realtà che il primo sospettato sia il coniuge, specie se il matrimonio è in crisi e la persona scomparsa ha una ingente assicurazione sulla vita. È solo nella seconda parte de ‘L’amore bugiardo’ che la trama viene completamente rovesciata e tutto cambia. Noi lettori non siamo più sicuri di niente, anzi, ci rendiamo conto che tutto quello che ci era sembrato indiscutibile per tutta la prima parte non lo è affatto. Fino al finale della storia, che io mi aspettavo diverso, ma questo è un dettaglio che ha poca importanza.
Il libro è diviso in tre parti tutte raccontate dalle voci dei due protagonisti che si alternano in modo tale che il lettore possa avere sempre presente lo svolgimento dei fatti visti puntualmente dalla parte di Amy e da quella di Nick. Una scelta stilistico narrativa che permette a Gillian Flynn di utilizzare anche la struttura del romanzo per mettere in evidenza che le cose non sono sempre come sembrano e che gli stessi fatti, a seconda del punto di vista, possono sembrare estremamente diversi. Nel loro matrimonio siamo sicuri che Amy sia la vittima e Nick il carnefice? Quella mattina del loro quinto anniversario Amy è davvero scomparsa? E Nick è davvero il colpevole? Anche il titolo potrebbe sembrare insolito alla luce della vicenda narrata, ma alla fine della lettura si capisce perfettamente quanto azzeccato sia (l’originale è ‘gone girl‘ decisamente più intuitivo).
‘L’amore bugiardo’ cattura, per la sua struttura insolita, che ho trovato originale, per la trama ben congegnata, che non perde mai il ritmo, per la capacità dell’autrice di richiamare l’attenzione sulla psicologia dei personaggi. Non avevo mai letto nulla di Gillian Flynn e devo dire che è una piacevole scoperta.
G. Flynn, L’amore bugiardo, BUR, 2018, pp. 542, € 7.90