Il giardino dei Finzi Contini
Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani è, a tutti gli effetti, un romanzo della memoria. Memoria, perché racconta il periodo delle persecuzioni razziali durante il secondo conflitto mondiale. Memoria perché l’io narrante ricorda quegli anni molto tempo dopo. Nessun colpo di scena, nulla di inaspettato, ma un racconto malinconico e toccante, dal punto di vista dei perseguitati. Non sappiamo il nome del protagonista che racconta in prima persona, ma sappiamo che ha vissuto la segregazione razziale a Ferrara, insieme alla famiglia Finzi Contini. L’intera vicenda è ambientata nel microcosmo della villa di questa nobile famiglia ebrea, che diventa l’isola rifugio in cui gli amici di Alberto e Micòl, i giovani fratelli Finzi Contini, trascorrono le loro giornate isolati, come se tutto ciò che accade fosse, in realtà, un brutto sogno.
Giorgio Bassani, l’autore, è di Ferrara ed è questo il motivo per cui la descrizione della città, tra realtà e finzione, è così toccante, nostalgica, suggestiva. Racconta ciò che anche lui ha dovuto subire esattamente nello stesso contesto nel quale vivono e agiscono i protagonisti. L’io narrante, Micòl e Alberto sono adolescenti in quegli anni e la loro spensieratezza cozza pesantemente con la brutalità delle leggi segregazioniste imposte dal regime fascista. Nel giardino dei Finzi Contini è rappresentata tutta la realtà. Tra gli amici di Alberto e Micol ci sono i comunisti, che pensano di essere migliori di quelli al potere, i sognatori, quelli che, pur non essendo d’accordo col regime, hanno la tessera del partito fascista, ci sono quelli che si ostinano a negare la realtà di ciò che accade fuori. E poi ci sono le amicizie, le rivalità, gli amori, la scuola, la letteratura, la politica, in una parola, la vita. In questo romanzo, Bassani non ci fa vedere la morte in modo palese, ma rende tangibili la tensione e l’ansia che, dalle leggi razziali del 1938, non abbandonano più i giovani protagonisti e nemmeno lui.
Ferrara è la mia città, forse è anche per questo che leggere questo romanzo mi suscita tanta emozione. Vivo nei luoghi che l’autore descrive e le descrizioni così accurate, così rispettose, mi permettono di vivere quei momenti, di immaginare come dovevano essere gli angoli, le vie, gli spazi del mio quotidiano. Al di là di questo legame affettivo ed emotivo a distanza, ritengo che sia un romanzo da leggere, per imparare e per non dimenticare. La crudeltà della storia e l’ingenuità dell’adolescenza. L’oggettività dei fatti e il sogno d’amore del protagonista con la sua Micòl. Il tentativo di negare ciò che sta succedendo come unica possibilità di immaginare un futuro davvero improbabile. Bassani, pur non sminuendo la portata dell’orrore fascista, riesce a creare un’atmosfera narrativa davvero potente. È come se la brutalità della guerra riuscisse a far emergere ancora di più l’esuberanza dei sogni dell’età adolescenziale. Una storia resa ancora più suggestiva dal filtro del ricordo di una situazione drammaticamente reale, ma perduta per sempre.
Un classico della letteratura che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.
G. Bassani, il giardino dei Finzi Contini, Feltrinelli, 2012, pp. 241, € 9.50