Un romanzo inglese. Il ritratto di una donna inquieta

1917, campagna inglese. Sullo sfondo travagliato e perbenista dell’Inghilterra della Prima guerra mondiale, il ritratto di una donna inquieta e insofferente alle convenzioni”.

Così dice il retro di copertina di questo “Romanzo inglese” della scrittrice francese Stéphanie Hochet. Racconta la storia di Anna e Edward Whig, una coppia della media borghesia inglese che, per sfuggire ai bombardamenti, si trasferisce nel Sussex. Anna, che di mestiere fa la traduttrice, decide di assumere una governante che si prenda cura del piccolo Jack, suo figlio, in modo tale da poter riprendere il lavoro.
La governante risponde all’annuncio che i Whig hanno pubblicato sul giornale e

quando Anna si reca alla stazione per accogliere la prescelta scopre che si tratta di un uomo. In breve tempo George, questo è il suo nome, saprà conquistarsi la fiducia e l’affetto del bambino, suscitando la gelosia di Edward …”.

La vicenda è tutta qui. Non è un romanzo d’azione, ma di grande introspezione. Anna è una donna che riflette, riflette molto, sulla vita in generale, partendo dalla sua. Due sono i fatti che cambiano radicalmente il rapporto di Anna con la propria esistenza, la guerra e la maternità. un romanzo inglese
Dall’inizio della guerra niente andava per il verso giusto” e la priorità è vivere, indipendentemente da quello che potrebbe accadere dopo. In questo sconvolgimento, per Anna resistere significa mettersi nella condizione di ricominciare a lavorare, a tradurre. Per farlo, occorre che qualcun altro si occupi del figlio.
Edward non può farlo, semplicemente perché la guerra e la paternità non hanno modificato in modo significativo i suoi ritmi. Edward fa l’orologiaio e la sua vita è interamente assorbita dagli ingranaggi che permettono la misurazione del tempo nel tempo. Ordine, metodo e precisione sono le parole chiave dell’orologiaio, parole che non possono in nessun modo essere applicate alla paternità e alla cura di un bimbo di quasi tre anni, che impone esattamente il contrario.
Anna e Edward si muovono in netta contrapposizione con i fatti della loro contemporaneità. Lei diventa mamma in un momento in cui molte donne sono costrette a privarsi dei propri figli per “onorare il paese”, lui ripara gli orologi per evitare che il tempo si fermi proprio mentre la guerra ferma le vite per tutti coloro per i quali “è giunta l’ora” del destino. George è la persona assunta per “badare a Jack”.

Perché credevo che George fosse una donna? Mi pongo spesso questa domanda senza riuscire a darmi una risposta”.

Che sia un uomo è intuibile già dal nome, ma Anna è convinta che si tratti di una governante donna, che usa uno pseudonimo maschile come la scrittrice Mary Anne Evans che aveva scelto il nome d’arte George Eliot. La governante, da sempre, è donna e Anna è vittima di questo stereotipo senza riuscire a darsi una spiegazione.


“La guerra cambierà l’avvenire e la concezione che ne abbiamo. Modificherà il nostro modo di pensare.

È quello che succede ad Anna Whig. Cambiano le condizioni di vita e cambia l’approccio con cui si affronta ciò che accade. La maternità che da limite può diventare opportunità, il lavoro come elemento di riscatto per la donna nell’attesa che arrivi anche il diritto di voto, la capacità di un ragazzo giovane di prendersi cura di un bambino, creando sintonia ed intesa nel mondo magico della fantasia, l’incapacità di un uomo di rendersi conto che la realtà non è un grande ingranaggio che funziona con le stesse logiche di un orologio. La guerra provoca uno sconvolgimento totale che non può in nessun modo essere esorcizzato, nemmeno da quella parvenza di normalità che i coniugi Whig cercano nella fuga dai bombardamenti. Il tempo passa e modifica inesorabilmente le situazioni e le persone, i rapporti, come anche le percezioni fisiche ed emotive.

Vi è un’epoca in cui ogni mattino risveglia promesse di felicità e ogni giorno è foriero di una miriade di possibilità. È tutto lì, a portata di mano, basta volerlo. Basta la vitalità dei corpi per essere felici.

È proprio così vero? Siamo sicuri che non sia necessario averne consapevolezza? Si può essere davvero felici senza saperlo? La felicità senza consapevolezza è felicità reale?
Una lettura che fa riflettere su se stessi e sulla propria vita, su ciò che sappiamo e su ciò che crediamo di sapere.

S. Hochet, un romanzo inglese, Voland, 2017, pp. 126, € 15.00 (trad. R. Lana)

Cecilia Mattioli

Lavoro con le persone. Amo leggere. Amo scrivere. Provo entusiasmo per qualsiasi cosa mi faccia crescere e non mi stanco mai di imparare

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