E le altre sere verrai? Un quadro che diventa racconto
Ho visto questo libro, ormai qualche anno fa, sullo scaffale di una libreria e sono rimasta letteralmente affascinata dalla copertina. Un famoso quadro di Hopper, pittore che io amo profondamente. Non ho saputo resistere e l’ho acquistato. Ho cominciato a leggerlo e non ho più potuto interrompere la lettura, fino alla fine. Quello che si dice leggere tutto d’un fiato, completamente rapita dalla storia. Storia che inizia proprio dalla copertina. Besson fa quello che anche io amo fare di fronte ad una foto, specie se si tratta di una foto d’epoca, magari in bianco e nero, o davanti a un quadro. L’immagine diventa un pretesto attorno al quale costruire un racconto, il racconto che permette a quella immagine che, di fatto, rappresenta un solo attimo, di avere un prima e un dopo.
Besson immagina che la donna con l’abito rosso si chiami Louise e che i due uomini, ritratti insieme a lei, facciano parte della sua vita. Attorno a loro crea una trama fittissima di sentimenti, paure, debolezze, affetti, ma anche ingiustizie, sofferenze e solitudini. Louise è una donna innamorata di quell’amore totalizzante che fa sì che abbia sofferto e che soffra ancora molto. È una donna passionale, che ha provato cosa significa amare un uomo che non ti ama allo stesso modo, che non ti ama abbastanza, che ti lascia o che, in modo ancora più straziante, non ti sceglie mai. È proprio in questo scenario che acquistano un senso profondo le descrizioni dell’attesa, della speranza e dell’ingenuità dell’amore, attraversate da un filo sottilissimo di raziocinio, che risulta comunque troppo debole per imporsi ed interrompere la malinconia. Dall’altra parte del bancone Ben, il barman, che ascolta con profonda amicizia. Un uomo forse segretamente innamorato della donna col vestito rosso, ma prima di tutto un amico che la conosce, la scruta, soffre delle sue sofferenze e gioisce delle sue gioie. L’altro uomo, quello accanto a Louise è Stephen, l’ex della donna che, dopo anni di silenzi ed assenze tanto inspiegabili quanto dolorose, all’improvviso varca la soglia del bar al posto dell’atteso Norman che, forse, quella porta non varcherà più.
Un vero ritorno? La speranza di una fiamma che forse potrebbe riaccendersi? La possibilità di un lieto fine? Qualsiasi sia l’evolversi di questo quadro, siamo di fronte ad un libro positivo, scritto con una intelligenza ed una profondità molto eleganti. I dolori e le separazioni descritte non sono fini a se stesse, ma si innestano in un quadro la cui bellezza parla da sola, attraverso gli occhi e il cuore dell’autore la cui percezione soggettiva lascia comunque ampio spazio a quella di chiunque legga questo libro e abbia voglia di lasciarsi coinvolgere da una storia caratterizzata da grande fermezza, ma anche da grande movimento.
Hopper amava dire: “Se potessi dirlo a parole non ci sarebbe nessun motivo per dipingere“. Chissà, forse, in un dialogo immaginario, Besson risponderebbe “Se potessi dipingerlo, non ci sarebbe nessun motivo per descriverlo“.
In copertina il dipinto “Night Hawks” di Hopper, 1942
P. Besson, E le altre sere verrai?, Guanda, 2006, pp 158, € 7.50