Storytelling, un’arte che esiste da duemila anni
Qualche giorno fa ho recensito un libro che cerca di rispondere alla domanda “a che servono i Greci e i Romani?” Ad esempio, servono a capire che lo storytelling tanto di moda oggi, non è una nostra invenzione. Si chiamava arte oratoria ed esiste da almeno duemila anni. E poi servono anche, perché la paternità, sia pur convenzionale, della retorica spetta a un romano di nome Cicerone. È stato e continua ad essere l’oratore più grande di tutti i tempi, la persona che ha studiato l’arte della comunicazione per tutta la sua vita e che ne ha teorizzato i principi ai quali ancora oggi, più o meno consapevolmente, ci atteniamo per poter comunicare con efficacia. Il curatore di questo libro, l’arte di comunicare, compie un’operazione interessante. Raccoglie, dai testi ciceroniani di retorica, Brutus, De oratore, De invenzione e Orator, i passaggi fondamentali e costruisce un trattato agile, ricco di suggerimenti e consigli molto pratici per chi voglia apprendere i segreti della comunicazione e diventare un perfetto oratore. Un compendio della comunicazione scritto e non scritto da Cicerone. Ciascuna delle sei sezioni del libro di Marsich affronta un elemento costitutivo dell’orazione ed è costruita sempre secondo la regola di proporre i principi fondamentali e i consigli più utili. Viviamo senza dubbio nella società della comunicazione, o storytelling che dir si voglia, ma la cosa davvero impressionante è come ancora oggi, dopo duemila anni e incommensurabili mutamenti sociali e culturali, la teorizzazione fatta da Cicerone sia completamente valida. Ad esempio sostiene che la parola è lo strumento principe dell’uomo, quello attraverso il quale l’individuo esprime al massimo grado le potenzialità umane, riassumendo in sé la cultura filosofica, la capacità di persuasione e l’onestà civile del cittadino degno di questo nome. Non ci meraviglia quindi che Cicerone fosse convinto che la progressiva diminuzione di persone capaci di parlare e di esprimersi correttamente ed in modo esauriente, in realtà, fosse un sintomo chiaro e tangibile di un pericoloso degrado sociale. Nel mondo classico, l’arte oratoria non era intesa come semplice padronanza delle strategie di persuasione e delle tecniche espressive, ma rappresenta l’espressione di una profondità di pensiero possibile solo in una società in cui le persone possono esprimere la loro opinione e confrontarsi con altre realtà di pensiero in un contesto libero e democratico. Inutile dire che alla base di una buona eloquenza è necessaria una formazione culturale approfondita e accurata. In altre parole, non si può in nessun modo parlare in maniera efficace e competente di argomenti e tematiche che non si conoscono alla perfezione. Il rispetto delle opinioni altrui passa attraverso uno spessore culturale ed etico che si può costruire solo con anni di profondo studio e di grande dedizione ai valori della convivenza civile. Nell’antichità non esisteva l’improvvisazione nel parlare. Gli oratori si allenavano per anni studiando discorsi di retori che li avevano preceduti e imparavano con esercizi di stile fatti apposta per dare l’impressione di parlare in modo improvvisato. Sì, è così. Quello che noi definiamo “parlare a braccio” o “a ruota libera”, in realtà nell’età classica era un effetto che si otteneva dopo anni e anni di allenamento. Mai e poi mai un oratore, un avvocato o un politico, si sarebbero sognati di parlare in pubblico all’improvviso, senza avere studiato tutto nei minimi particolari. Direi che per certi aspetti ci siamo allontanati molto dal modo di concepire l’arte di parlare di Cicerone e degli oratori di quell’epoca classica. Abbiamo imparato la forma, la tecnica, ma molto abbiamo da recuperare circa la sostanza e il significato che il parlare in pubblico o semplicemente con gli altri avevano nel mondo greco e romano. Cicerone sosteneva che “non c’è nulla di più nobile che riuscire a catturare l’attenzione delle persone con la parola”, ma ci avverte anche dei rischi che corriamo. Qualora le virtù tecniche della comunicazione non siano sostenute da una vasta cultura e da una profonda moralità, “sono come armi in mano a dei pazzi.”
L’arte di comunicare di M. T. Cicerone (autore), P. Marisch (a cura di), Mondadori, 2007, pp. 89, € 7.50