Gold: la linea sottile tra il truffato e il truffatore
Gold – La grande truffa è la ricostruzione cinematografica di un fatto realmente accaduto, ovvero lo scandalo minerario che, nel 1993, ha travolto la Bre-X compagnia della quale David Welsh era proprietario.
Il tema è la caccia all’oro, o forse dovrei dire la febbre dell’oro. Kenny Wells (Mattheu McConaughey) è l’erede di un importante imprenditore minerario che, nel giro di pochi anni, complice anche l’alcol, si ritrova ridotto sul lastrico. Ossessionato dall’oro, riesce comunque a racimolare ancora una somma di denaro che gli consente di sostenere l’impresa del geologo Michael Acosta (Edgar Ramirez), cioè scavare un importante giacimento d’oro dell’Indonesia. Dopo i primi momenti in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato, i soldi cominciano ad entrare e Wells diventa finalmente un uomo ricco. Ricco al punto, da decidere di tentare la scalata a Wall Street, operazione che pagherà molto cara.
Un film ben fatto, in cui la caratterizzazione di Wells e di Acosta è come me l’aspettavo. Il primo, con la pancia da bevitore di whisky e birra, incarna esattamente il tipo americano esaltato quanto basta per rischiare tutto in nome di un sogno, quello dell’oro, che sembra più una follia che qualcosa di concreto. Il secondo, ha tutte le caratteristiche anche fisiche dell’avventuriero, del ricercatore che sa quello che dice e quello che fa. È una coppia che funziona, perché costituita da due personaggi che, a modo loro, si completano e si sostengono a vicenda, ciascuno per il proprio sogno. Soffrono insieme, ci credono insieme, si fidano l’uno dell’altro e quando gli affari cominciano a girare, si dimostrano affiatati, almeno all’inizio. Poi, in un secondo tempo, Kenny dimostrerà tutti i suoi limiti in un mondo degli affari in cui non c’è spazio per la correttezza e per il perseguimento dei propri ideali. L’economia si rivela in tutta la sua spietatezza e Wells dimostra di non avere gli strumenti per diventare un lupo di Wall Street. Molto più spregiudicato il socio esploratore Acosta, che ha accantonato da tempo i propri ideali in nome degli affari, costi quello che costi.
La traduzione italiana del titolo originale rivela troppo della trama del film; meglio sarebbe stato un titolo più cauto e meno esplicito, che avrebbe consentito di vedere il film non aspettandosi da un momento all’altro questa truffa preannunciata. “La grande truffa” oltre ad essere spoiler del film, non è nemmeno un titolo così fantasioso; sì, insomma, si poteva fare di meglio. Bravo comunque il regista Stephen Gaghan nel raccontare una storia vera, senza togliere i momenti di doverosa suspence. Bravo a non far indovinare troppo presto i particolari della truffa annunciata e bravo anche nella caratterizzazione del personaggio principale che risulta un mix equilibratissimo tra lo spiantato un po’ pazzo, disposto a tutto per realizzare i suoi sogni e l’ingenuo per nulla adatto al cannibalismo del mondo degli affari, perché ancora convinto che lealtà e correttezza siano valori da non rinnegare mai.