Memorie di Adriano
‘Memorie di Adriano’ di Marguerite Yourcenar non ha certo bisogno di presentazioni.
La vicenda del romanzo si racconta in breve: l’imperatore Adriano è ammalato e sa di non poter guarire, sta morendo. Ha consolidato i confini dell’impero lasciatogli in eredità da Traiano, stabilendo e mantenendo la pace, firmando accordi, sovvenzionando popoli barbari, ha adottato Antonino Pio a patto che, a sua volta, adotti Marco Aurelio e dunque, nonostante non voglia, l’unica cosa che gli rimane da fare è morire. L’imperatore parla di sé in terza persona e lo dice in modo chiaro:
‘Memorie diAdriano’ è un romanzo affascinante per quello che racconta, ma soprattutto per come lo racconta; non c’è nulla che non sappiamo già. Nel romanzo non c’è dialogo, non ci sono altre voci, solo quella dell’imperatore Adriano che scrive una lunga, lunghissima lettera al caro Marco Aurelio.
I fatti sono noti: l’imperatore semplicemente mette ordine e registra ogni cosa. Non siamo di fronte a un giallo, ma al suo contrario: tutto è già accaduto nella memoria o nell’immaginazione e, nonostante questo, non riusciamo a staccarci da questo lungo e ritmato monologo interiore che è anche dialogo con il lettore.
È quasi un doppio romanzo: il primo, esplicito, è la vita dell’imperatore Adriano raccontata da lui medesimo; il secondo, implicito, ovvero quello dell’autrice Yourcenar, che nei ‘Taccuini di appunti‘ contenuti nella meravigliosa edizione Einaudi definisce come:
Ritratto di una voce. Se ho voluto scrivere queste Memorie di Adriano in prima persona è per fare a meno il più possibile di qualsiasi intermediario, compresa me stessa. Adriano era in grado di parlare della sua vita in modo più fermo, più sottile di come avrei saputo farlo io.
È un romanzo di grande profondità; accanto alla ricostruzione storica che l’autrice fa delle vicende che riguardano il protagonista, c’è una dimensione di indagine esistenziale e filosofica che lo rendono imprescindibile per chi voglia addentrarsi nella dimensione umana dell’imperatore.
Adriano non è solo la sua funzione pubblica, ma anche e soprattutto quella privata. Tanto spazio è occupato dalle riflessioni sulla fragilità della natura umana, ma anche sulla caducità delle cose, sull’enigmaticità dell’amore e della sfera emotiva che permea qualsiasi momento, pubblico o privato, della vita di ciascuno. È una lunga confessione nella quale un uomo, che ha fatto la storia, ma che è e rimane prima di tutto un uomo, si mette a nudo, si rivela, si interroga sul senso della vita.
Il nostro errore più grave è quello di cercare di destare in ciascuno proprio quelle qualità che non possiede, trascurando di coltivare quelle che ha.
La scrittura di Marguerite Yourcenar è magistrale; riesce a scrivere una lunghissima lettera, intima e commovente, nella quale il lettore avverte unicamente la presenza dell’imperatore. È a tutti gli effetti il protagonista che parla, non abbiamo mai la sensazione della sua attività di mediazione. Ogni parola, ogni pensiero hanno una loro precisa ragion d’essere per mettere in evidenza la fragilità dell’animo umano e la potenza del ricordo. Un romanzo senza tempo che ho letto molte volte e che ogni volta ha suscitato in me emozioni fortissime. Una lettura che è un vero e proprio viaggio all’interno di se stessi, perché è una continua riflessione sull’importanza dell’essere e sul senso dell’esserci.
M. Yourcenar, Memorie di Adriano, Einaudi, 2014, pp. 354, € 13.00