‘Libri contro sigarette’. Quanto costa il vizio della lettura?
‘Libri contro sigarette’, pubblicato dalla Nuova Editrice Berti, è un libro piccolo di novantasei pagine che raccoglie cinque articoli di George Orwell. Noto soprattutto per i suoi ‘1984’ e ‘La fattoria degli animali’, Orwell era un fumatore incallito che traeva da questo suo vizio un piacere immenso.
Con grande ironia decide, nell’articolo che dà il titolo a questa raccolta, di utilizzare la sigaretta come metro di misura per dimostrare come la lettura non sia un passatempo così costoso come pensiamo. L’idea di questo articolo gli viene dopo aver ascoltato una conversazione tra un suo amico direttore di giornale e alcuni operai che sostenevano che non avesse senso leggere la rubrica letteraria del quotidiano, dato che
per metà del tempo parlate di libri che costano dodici scellini e sei penny! Gente come noi non può permettersi di spendere questa cifra per un libro.
George Orwell raccoglie la provocazione e decide di verificare il costo effettivo della lettura
facendo l’inventario dei libri che possiedo calcolandone il prezzo complessivo.
Una stima molto accurata che tiene conto dei libri acquistati nuovi o usati, presi o dati in prestito, regalati o ricevuti in dono e così via.
I libri comprati li ho valutati a prezzo pieno, cercando di essere il più preciso possibile. Stessa cosa l’ho fatta per i libri che mi sono stati regalati e per quelli che ho preso in prestito temporaneamente o che non ho mai restituito. Questo perché i libri regalati, i libri presi in prestito e i libri rubati più o meno si bilanciano.
Calcolo analogo per le sigarette fumate; Orwell analizza e quantifica con la stessa precisione le sterline spese per il suo amato vizio. Secondo voi qual è la conclusione? Non vi faccio nessuno spoiler, così avete due opzioni: leggere subito ‘Libri contro sigarette’ oppure fare sulla vostra, l’operazione che Orwell ha fatto sulla sua biblioteca di circa 900 volumi e valutare quanto realmente vi costa l’hobby della lettura.
Questo articolo è di certo il più ironico, ma sono molto divertenti anche gli altri quattro che compongono questo volumetto e che descrivono l’esperienza che lo scrittore ha fatto nel mondo del libro e della letteratura.
In ‘Ricordi di un libraio’ c’è il racconto dell’esperienza di libraio in un negozio di libri usati, durante la quale la cosa che più di tutte lo aveva colpito
era la scarsità di avventori realmente appassionati di libri.
Orwell descrive con grande intelligenza e ironia la campionatura degli avventori tipici della libreria e ci racconta anche il perché questa esperienza, per lui, non avrebbe potuto continuare per sempre:
La vera ragione per cui non mi piacerebbe rimanere nel commercio di libri per sempre è che, quando ci ho lavorato, ho perso il mio amore per i libri. Un libraio è costretto a mentire sui libri e questo porta a una sorta di repulsione nei loro confronti; ancora peggio è il fatto che deve sempre spolverarli e trasportarli avanti e indietro.
‘Confessioni di un recensore’ descrive l’identikit del recensore tipico e mette in evidenza, non senza rammarico, alcune spiacevoli storture di quel mestiere. Ad esempio sostiene che
La maggior parte delle recensioni offre un resoconto dei libri inadeguato e fuorviante
specie quando il recensore è chiamato a esprimersi su libri particolari, tecnici o specifici che richiederebbero una preparazione che quasi mai chi fa questo mestiere è in grado di avere. L’ideale sarebbe che fossero i lettori stessi a recensire i libri, ma si sa che questa è quasi un’utopia.
Così ogni redattore finisce sempre col ripiegare sul suo gruppo di scribacchini – gli “stabili”, come li chiama lui.
Quali sono ‘I buoni libri brutti’, ovvero “quel tipo di libro che non ha alcuna pretesa letteraria ma che risulta più leggibile di tante produzioni serie cadute nell’oblio”? La risposta in questo terzo articolo. Orwell raccoglie qui una serie di titoli che per lui appartengono a questa categoria e vi garantisco che di fronte ad alcuni rimarrete stupiti. Vi dico solo che per lui un caso esemplare di buon brutto libro è ‘La capanna dello zio Tom’.
In ‘Perché scrivo’ ci sono grande sincerità e autocritica. George Orwell si svela ai lettori. Una prima affermazione sulla quale sembra insista è che l’esercizio della scrittura sia meno intellettuale di quanto lo scrittore medio pretenda. Precisa poi quali sono i quattro grandi motivi per scrivere:
- puro egocentrismo
- ardore estetica
- urgenza storica
- fine politico
Ognuno di questi spiegato in modo esemplare, partendo dalla sua esperienza personale tutt’altro che semplice e priva di critiche da parte degli altri scrittori, dei critici e dei lettori.
‘Libri contro sigarette’ è una raccolta di articoli di sostanza, nella quale George Orwell si conferma il grande autore che abbiamo imparato ad apprezzare nei romanzi. Lo stile è lo stesso, asciutto, ironico, efficace e chiaro al punto da sembrare, a torto, didascalico.
Se volete esplorare il mondo della scrittura, dei libri e dell’editoria attraverso l’ottica di un autore che merita attenzione io vi consiglio di spendere un’ora e di immergervi in questo libretto dalla copertina gialla piena di mozziconi di sigarette.
G. Orwell, Libri contro sigarette, Nuova Editrice Berti, 2020, pp. 96, € 12.00 (trad. S. Aggazio)