Asimmetrie dell’anima. Incontro con l’autore
È sempre una grande emozione, per me, poter parlare con gli autori dei libri che mi piacciono molto. Asimmetrie dell’anima è senza dubbio uno di questi. È opera di Enzo Zevini, scrittore di grande sensibilità e capace di una profondità di pensiero che colpisce. Ho il privilegio di conoscerlo e di aver potuto chiedere a lui di presentarci questa raccolta di racconti che, inutile dirlo, vi consiglio in modo incondizionato.
Mi piacerebbe che mi dicessi due parole su di te, quello che vuoi far sapere a noi lettori.
Sempre complicato parlare di sé. Per anni mi sono identificato con i ruoli che ho svolto: lavoro, famiglia, passioni e altro. Ero costantemente alla ricerca di un’identità con cui definirmi. Cercavo il mio posto nel mondo, uno status, un luogo dove finalmente potermi affermare ed essere la persona che volevo diventare. Poi mi sono accorto che la frase “essere la persona che volevo diventare”, nascondeva un presupposto che non avevo considerato, quello di non essere al momento. Ho capito che non dovevo diventare niente, che già ero. Mi sono guardato intorno e ho visto che c’era molto di più di quello che avevo notato, sia all’esterno che dentro di me. Se proprio devo etichettarmi posso dire che sono un curioso degli stati d’animo dell’essere umano, dei suoi pensieri, delle incongruenze e da cosa spinge ognuno di noi ad alzarci la mattina e a fare quello che facciamo.
Cos’è per te la scrittura e quando diventa parte integrante e imprescindibile della tua vita?
Ho sempre subito il fascino della scrittura. Nonostante la forte attrazione, per anni, non mi sono dato il permesso di scrivere, pensavo di non essere all’altezza: in più, credevo di non avere niente da raccontare. Poi ho fatto un sogno. Di solito non ricordo i voli notturni del mio inconscio, ma quella notte avevo vissuto qualcosa di talmente vivido che svegliandomi ho sentito la necessità di descriverlo. Così presi un pezzo di carta ingiallito e iniziai a scrivere il più dettagliatamente possibile. Lo stesso giorno una mia amica mi regalò “La via dell’artista” di Julia Cameron, un libro di formazione per artisti in crisi di ispirazione. Sinceramente non so perché mi fece quel dono. La Cameron consigliava, come esercizio, di scrivere tre pagine al giorno su un quaderno, riempirle di parole anche se non si aveva niente da dire. Così ho preso l’abitudine di scrivere quelle che l’autrice chiama “Le pagine del mattino”, dove annoto stati d’animo, sensazioni o riflessioni personali. Da quel momento non ho più smesso. Ora scrivere è come respirare, non potrei vivere senza la pratica della scrittura, la considero una forma meditativa, oltre a questo ha avuto un forte impatto terapeutico su di me.
Raccontare è una parola che a me piace molto, perché la trovo fortemente evocativa. Cosa significa per te raccontare?
Quando frequentavo le elementari, ogni tanto veniva a farci supplenza una ragazza, allora mi sembrava grande, ma agli occhi di oggi penso che era poco più di una ragazzina. Credo che lei possedesse il dono dell’arte del racconto. Il suo narrare era ipnotico, ogni lezione si trasformava in magia. Ho imparato più cose in quelle ore passate ad ascoltare lei che nell’intero arco della mia carriera di studente. Poi c’è il raccontarsi, scrivere di sé, che ha il potere della confessione. Lo psicologo James W. Pennebaker nel libro: “Il potere della scrittura” ha dedicato interi capitoli nel sulla forza della confessione attraverso il racconto orale, ma soprattutto su quello scritto: raccontare di noi ci libera, oltre a mostrarci versioni della vita da altri punti di vista, allargando orizzonti che senza il racconto non saremmo in grado di vedere. Come sarebbe la storia dell’umanità se qualcuno non si fosse preso la briga di raccontarla?
Come nasce il titolo Asimmetrie dell’anima e quale significato dai, nel titolo del tuo libro, al termine asimmetrie?
Io penso che l’anima con il daimon, come lo identificava Platone, oppure il genius come lo chiamavano i Latini, ci invii costantemente segnali attraverso coincidenze, ostacoli, oppure persone che incontriamo sulla nostra strada, situazioni che aprono la via a quella che è la vocazione presente in ogni essere umano. Spesso, il modo in cui approdiamo alla nostra direzione sembra del tutto casuale: a un’analisi superficiale, può apparire addirittura irrazionale e priva di ogni logica, asimmetrica appunto. Ma se ci guardiamo indietro, notiamo dei punti fermi nel nostro vissuto, che uniti tra loro, rivelano un disegno che, razionalmente, non avremmo mai disegnato. Sono arrivato alla scrittura attraverso un sogno, e quel sogno, come ho potuto appurare in seguito, era portatore di un messaggio importante al punto da cambiarmi completamente la vita. Io penso che l’anima se ne “fotte” di quello che pensiamo; lei sa molto di più di quello che possiamo immaginare, e se avessimo il coraggio di osservare e ascoltare certi conflitti con più attenzione, potremmo tranquillamente evitarli. Nelle sue asimmetrie, l’anima ci svela quello che non siamo in grado o non vogliamo vedere.
Nel tuo blog dici che: “Una pagina bianca è uno spazio vuoto contenenti innumerevoli varianti”: come hai scelto le varianti-storie che compongono questo libro?
Ogni mattina, quando apro gli occhi, ho preso l’abitudine di pensarlo come il primo giorno della vita che mi rimane. La metafora della pagina bianca mi aiuta a comprendere che ho la responsabilità della mia esistenza, che posso attuare cambiamenti, smettere di fare delle cose e iniziarne altre. Qualche tempo fa, guardandomi allo specchio, ho compreso che il tempo che avevo a disposizione era limitato, è stata un’epifania: non volevo più perdere tempo con cose inutili, così ho smesso di fare qualsiasi cosa non aggiungesse valore alla mia vita. Ovvio che non possiamo tornare in possesso del tempo passato, ma siamo padroni di quello che deve ancora cominciare, e questo è importante per rendere il prosieguo del viaggio il più felice possibile. Per quanto riguarda le storie, sono partito da uno stato d’animo, un’esperienza e, attorno ad essi, ho costruito una storia.
Sei aprile è un racconto totalmente autobiografico. Dove e quanto c’è di Enzo negli altri dieci racconti di questa raccolta?
Se dovessi rispondere come risponderebbe uno scrittore direi che è tutta fiction, ma visto che faccio ancora fatica ad appellarmi con tale nome, dico che non potrei mai scrivere qualcosa di cui non ho fatto esperienza. Con questo non voglio dire che è una raccolta autobiografica, gran parte è fantasia, ma in ogni racconto c’è un poco di vita reale. Per esempio nel racconto “L’incisivo mancante”, la ragazza dagli occhi azzurri l’ho incontrata davvero alla stazione Centrale di Milano, era con un gruppo di “invisibili” e stava mangiando un panino. Vedendo che la stavo osservando, allungò le mani facendomi capire che se ne volevo una pezzo l’avrebbe diviso con me. È un’immagine ancora vivida nella mia testa e, ogni volta che ci penso, è un pugno nello stomaco e a fatica trattengo le lacrime. Il resto del racconto è pura invenzione.
Se dovessi individuare tre parole che descrivano il viaggio che ha portato alla nascita di Asimmetrie dell’Anima quali sarebbero?
Paura, coraggio, redenzione.
E. Zevini, Asimmetrie dell’anima, Ali&no editrice, 2020, pp. 104, € 12,00