L’uomo in cerca di senso
‘L’uomo in cerca di senso’ di Viktor Frankl è un libro necessario anche se non di facile lettura. Frankl, medico, neurologo e psichiatra austriaco, vive in prima persona l’esperienza terribile della deportazione nei quattro campi di concentramento di Theresienstadt, Auschwitz, Kaufering III e Turkheim, nei quali perde i genitori, il fratello e la moglie Tilly.
Riesce, unico della sua famiglia, a sopravvivere e al suo ritorno scrive, tra le altre opere fondamentali, proprio questa, ‘L’uomo in cerca di senso’, che – lo dico subito con chiarezza – non è un memoriale, né una cronaca e nemmeno un diario dei suoi anni da deportato. Dice lo stesso Viktor Frankl che non è necessario aggiungere altri libri che raccontino i fatti, perché ce ne sono già molti di una bellezza inarrivabile, che lo fanno in modo autorevole; quello che serve, a lui e a chi deciderà di voler approfondire questa tragica esperienza storica, è avere la possibilità di comprenderne il senso. E per fare questo occorre partire da un ‘perché‘.
Già prima della deportazione stava lavorando al concetto di ‘dare un senso‘ alle situazioni e alle esperienze che si vivono e ne stava già scrivendo, ma i lager gli hanno portato via anche il prezioso manoscritto che ha tentato di salvare in tutti i modi, senza riuscirci. È per questo che, tornato libero, si dedica di nuovo, con urgenza, a questo compito.
Il senso della vita non è che la vita sia alla tua altezza, ma piuttosto che tu sia all’altezza della vita che ti capita
È proprio nell’ottica di ‘uomo in cerca di senso’ che Frankl ripercorre e analizza la sua esperienza di deportato e la interpreta come una conferma oggettiva e tangibile della sua teoria. I lager sono una dimostrazione pratica e lampante dell’importanza del ‘perché’ tanto è vero che più volte nel libro ricorre la citazione di Nietzsche secondo cui
chi ha un perché nella vita sopporta quasi ogni come.
Il messaggio frankliano è
che la vita vale la pena di essere vissuta in qualunque situazione, o meglio, che l’essere umano è capace, anche nelle peggiori condizioni della vita, di ‘mutare una tragedia personale in un trionfo’.
Questa affermazione è vera, perché l’uomo ha la libertà interiore e la responsabilità, intesa quest’ultima come la capacità di rispondere al proprio destino, che sono
l’intimo baluardo della dignità umana contro la spersonalizzazione e il fatalismo.
Se la sofferenza non può essere evitata, se la privazione di tutto è la realtà di vita imposta nei campi di concentramento, allora occorre che queste condizioni abbiano un senso. E il senso può e deve essere cercato solo in una proiezione futura: se non ci sono un sogno, un obiettivo, un progetto, piccoli o grandi che siano, se non c’è una visione che vada al di là del qui e ora, non è possibile sopravvivere all’assurdità e alla drammaticità di una situazione estrema imposta come quella del campo di concentramento.
La responsabilità che un uomo ha della sua vita, lo incita a continuare a vivere. Un uomo pienamente consapevole di questa responsabilità nei confronti dell’opera che l’attende o della persona che lo ama e che l’aspetta, non potrà mai gettar via la sua esistenza. Egli sa bene il “perché” della sua vita – e quindi saprà sopportare quasi tutti i “come”.
‘L’uomo in cerca di senso’ mette l’accento sull’importanza dell’individuazione del significato dell’esistenza dell’essere umano, che è il concetto che sta alla base della logopedia, disciplina teorizzata dallo stesso Frankl. È un messaggio che riporta l’attenzione sull’importanza del protagonismo dell’uomo che ha come unica scelta possibile quella di rimanere parte attiva della propria vita, di adempiere i compiti che la vita pone, di far fronte all’esigenza dell’ora come tappa necessaria per guardare e progettare il futuro.
In un altro dei suoi libri fondamentali, ‘Homo patiens. Soffrire con dignità’ Viktor Frankl scrive:
Che cos’è, dunque, l’uomo? Noi l’abbiamo conosciuto come forse nessun’altra generazione precedente; l’abbiamo conosciuto nel campo di concentramento, in un luogo dove veniva perduto tutto ciò che si possedeva: denaro, potere, fama, felicità; un luogo dove restava non ciò che l’uomo può “avere”, ma ciò che l’uomo deve essere; un luogo dove restava unicamente l’uomo nella sua essenza, consumato dal dolore e purificato dalla sofferenza. Cos’è, dunque, l’uomo? Domandiamocelo ancora. È un essere che decide sempre ciò che è.
L’uomo è un essere che decide sempre ciò che è. Credo che il senso che cercava Frankl – e noi con lui – sia tutto in questa frase. Dopo aver letto questo libro mi sono sentita diversa, più consapevole, ma soprattutto ho imparato a riflettere su aspetti del vivere che troppo spesso tendiamo a dare per scontati o, viceversa, a trascurare del tutto. Leggere ‘L’uomo in cerca di senso‘ è, senza dubbio, il primo passo per trovare il senso della vita, ma anche il ‘proprio’ senso.
V. Frankl, L’uomo in cerca di senso, Franco Angeli, 2019, pp. 170, € 19.00