L’amante senza fissa dimora
Il luogo è Venezia. Il mese novembre. La durata dell’avventura tre giorni. Lei è una principessa romana. Ma chi può essere Lui? L’enigma di un personaggio assolutamente sfuggente.
Sono questi gli ingredienti de ‘L’amante senza fissa dimora’ di Fruttero & Lucentini, un romanzo affascinante, come non ne leggevo dai tempi de ‘Treno di notte per Lisbona’ di Pascal Mercier (un libro quest’ultimo che, da quando l’ho scoperto per la prima volta, leggo almeno una volta all’anno). Di lei si sa tutto, tranne il nome, di lui, al contrario, si sa solo che si chiama David anche se per tutta la narrazione è Mr Silvera, il misterioso Signor Silvera. Lei è una antiquaria esperta di arte, lui una guida turistica, anche se fin da subito la sensazione è
che Mr. Silvera doveva essere un personaggio molto diverso, immensamente diverso, da un qualsiasi scalcagnato operatore turistico.
Comunque sia, i due protagonisti – entrambi a Venezia per lavoro – si incontrano, per la prima volta, scendendo dallo stesso aereo e, per pura casualità, si rivedono il giorno successivo, quando ufficialmente inizia la loro storia d’amore.
La casualità dell’incontro sembra intonata alla sua condizione d’uomo affrettato e instabile, casuale in qualche modo lui stesso. O meglio ancora, d’uomo di superficie. Di qualcuno, cioè, abituato a prendere (e a lasciare) come vengono le persone che incrocia sulla sua erratica rotta.
Avvolti da una Venezia immensamente suggestiva, i due protagonisti si immergono in una storia in cui non manca il mistero che avvolge soprattutto lui, Mr Silvera. La domanda che sottende a tutte le pagine del romanzo e che diventa il motore della narrazione e del succedersi degli eventi è una: chi è realmente quest’uomo?
‘L’amante senza fissa dimora’ non è solo un giallo, ma nemmeno solo una storia di amore e di passione; è tutte e due le cose insieme. Lei è perdutamente innamorata di lui che ricambia (anche se non si può dire ‘perdutamente’) il sentimento e questa è la storia d’amore; lei non riesce a comprendere la vera identità del suo lui e questo è il giallo, la ricerca continua di informazioni e dettagli che possano far luce sulla vera identità dell’affascinante Mr Silvera.
Quest’uomo, chiunque sia, è di quelli che sono a casa loro dovunque, qui o sotto un ponte della Senna o in un club di Piccadilly o in una traballante carrozza delle ferrovie indiane; che possono fare a meno di tutto, che non si lamentano mai per il fatto che piove o fa troppo caldo; che non fanno scene perché il gin-and-lime è tiepido; che non alzano mai la voce, che ti chiedono un servizio e ti danno la mancia con quella minima alzata di spalle, quella implicazione tra ironica e quasi affettuosa – impossibili da provare entrambe – di chi è abituato a considerare la vita una lotteria in cui le parti potrebbero benissimo essere invertite.
Nonostante questa storia duri soltanto tre giorni, in realtà il tempo si dilata a dismisura nel passato, proprio grazie al mestiere dell’antiquaria di lei e all’esperienza di operatore turistico di lui. Solo per questo o non ci sono piuttosto altre motivazioni più profonde e più radicate nella storia?
La Venezia di questi tre giorni – l’unica città in cui è ancora possibile camminare e ascoltare il rumore dei passi – lascia spesso il posto al ricordo di quella lontana, di un passato che viene rievocato e raccontato al lettore attraverso la storia dei suoi palazzi e dei suoi monumenti oggi molto diversi, ma in fondo sempre uguali.
Non voglio rivelare nulla di ciò che a un certo punto inevitabilmente accade; lascio al lettore il fascino della scoperta come è giusto che sia.
Dico solo che è una storia che affascina, avvolge, coinvolge, colpisce, stupisce.
Gli ingredienti ci sono tutti: un romanzo strano imperniato attorno a una figura stranissima, Mr. Silvera, silenziosa, malinconica, dall’aspetto un po’ svogliato, ma che lascia percepire una grande classe intrisa di sapienza e cultura. Una donna che decide di abbandonarsi a una passione che fa da contraltare alla normalità, ormai prevedibile, di un matrimonio che ha lasciato a Roma, ma che, in ogni caso, non mette in discussione nemmeno per un attimo.
Una città, Venezia, raccontata nella sua bellezza estenuata, labirintica, quasi come una metafora della vita, sicuramente come cornice romantica per eccellenza di questo amore fugace, rubato, ma vissuto con una grande intensità sia pur avvolta nel mistero che non lascia tranquilli.
Il tutto reso possibile dalla maestria e dalla abilità scrittoria e narrativa degli autori, Fruttero e Lucentini che scrivono a quattro mani, ma con una compattezza, un’omogeneità e una fluidità che non permettono mai di capire quale mano stia scrivendo. Un’abilità davvero unica e, per ora, inarrivabile, almeno dal mio punto di vista.
C. Fruttero, F. Lucentini, L’amante senza fissa dimora, Mondadori, 2019, pp. 304, € 14.00