Potere alle parole. Perché usarle meglio
Appena ho visto in libreria “Potere alle parole. Perché usarle meglio” di Vera Gheno non ho avuto dubbi sul fatto che fosse da leggere, per molti motivi. A cominciare dal fatto che
la capacità di comunicare con le parole è davvero particolare. Da una parte, la lingua è una caratteristica centrale dell’essere umano; dall’altra, poiché impariamo a leggere e scrivere molto precocemente nella nostra vita, succede che finiamo per dare questa competenza un po’ per scontata. Leggiamo poco, scriviamo come viene, riteniamo, sovente, di sapere quanto ci serve per cavarcela: in fondo, siamo tutti andati a scuola, e tanto basta!
Una fotografia chiara della situazione che ci accomuna e che sta all’origine della sottovalutazione dell’importanza della competenza linguistica da un lato e, dall’altro, della sopravvalutazione delle nostra abilità in questo ambito. È talmente ovvio per noi parlare e scrivere, che lo facciamo spesso in modo automatico, dando per scontati meccanismi che non lo sono affatto. Ad esempio, ci dimentichiamo che la lingua è uno strumento vivo e, come tale, in continua evoluzione; siamo convinti che avere competenza linguistica significhi parlare come libri stampati, mentre
padroneggiare gli strumenti linguistici (…) vuol dire essere capaci di scegliere, in ogni situazione, il registro linguistico più consono a essa;
riteniamo che parlare il dialetto sia indice di ignoranza e che accogliere l’utilizzo di parole straniere significhi corrompere la nostra lingua; rimaniamo fedeli alle regole grammaticali e linguistiche che abbiamo imparato alla scuola elementare (quelle che ci ricordiamo, ovvio) rifiutando di accettare che l’utilizzo della lingua è il primo elemento che ne determina modifiche che si consolidano e diventano sostanziali.
Un altro fattore dal quale non è più possibile prescindere è la comunicazione online, una vera e propria rivoluzione strutturale che ha imposto, ci piaccia o no, l’accettazione delle proprie regole da affiancare, come minimo, a quelle della comunicazione ‘analogica’.
Vera Gheno ha deciso di partire da queste (e da altre) convinzioni diffuse e, in un certo senso ‘pericolose’, per aiutarci a dare “Potere alle parole. Perché usarle meglio”.
Una precisazione importante: non è una grammatica, non è un trattato di linguistica e non è nemmeno un manuale pieno di regole da seguire e di errori da evitare. Niente di tutto questo. Vera Gheno definisce il suo libro
una specie di grammatica destrutturata, da leggere più come un romanzo che non come un manuale: con il gusto della scoperta, anche se non ci sono colpi di scena nella trama.
In realtà qualche colpo di scena c’è, ve lo garantisco e vi suggerisco di non perdervelo! Ci sono anche molti aneddoti che raccontano l’origine di alcuni strafalcioni talmente diffusi da non essere più riconoscibili. C’è il racconto di molte parole di cui facciamo un uso improprio, perché non ne conosciamo l’etimologia, il vero significato.
Non voglio rivelare troppo di questa lettura che vi consiglio senza esitazioni, ma permettetemi un’ultima considerazione. “Potere alle parole. Perché usarle meglio” ha un pregio enorme: non è un libro autoreferenziale.
Vera Gheno è sociolinguista (ha anche molte altre qualifiche) e questo è un libro che si occupa della lingua, ma non è (solo) per ‘addetti ai lavori’.
È una lettura comprensibile, piacevole e utile per tutti, esperti e non. Un viaggio attraverso la lingua italiana che inizia dalle nostre convinzioni e abitudini linguistiche, giuste o sbagliate che siano, e ci accompagna attraverso situazioni del vivere e del parlare nelle quali è facile trovarsi ed è ancora più facile non sapere come comportarsi.
Ricordando che la vera libertà di una persona passa dalla conquista delle parole: più siamo competenti nel padroneggiarle, scegliendo quelle adatte al contesto in cui ci troviamo, più sarà completa e soddisfacente la nostra partecipazione alla società della comunicazione.
V. Gheno, Potere alle parole. Perché usarle meglio, Einaudi, 2019, pp. 160, € 13.00