Caffè amaro, una metafora della vita
Maria Marra è, senza ombra di dubbio, l’anima del romanzo. Una storia nella storia la sua, una vicenda di pura invenzione ambientata nella realtà dell’Italia degli anni dalla fine del ’800 alla metà del ‘900. La vita di Maria si intreccia e, per certi aspetti ne è volutamente condizionata, alle vicende storiche, politiche, economiche e sociali di un paese unito, ancora solo formalmente, già in forte trasformazione. Ai retaggi feudali per nulla dimenticati, si affianca lo spettro delle due guerre mondiali, del fascismo, delle leggi razziali, dell’emigrazione il tutto nell’ambito di una profonda divergenza tra nord e sud. Il romanzo è prevalentemente ambientato in un paesino inventato della Sicilia, isola alla quale l’autrice dedica una attenzione particolare. Maria, ancora quindicenne, accetta di sposare Pietro, molto più vecchio di lei, ed entra così a far parte della benestante famiglia dei Sala. Cresce con lei Giosuè Sacerdote, amico di infanzia “adottato” dai Marra dopo essere rimasto orfano di padre e trattato, a tutti gli effetti, come un figlio. Il matrimonio consente a Maria di entrare in un contesto sociale totalmente diverso da quello della sua famiglia di origine, fatto di gioielli, feste, eventi importanti, lusso e mondanità. Tutto questo, unito alla sua impostazione familiare ‘socialista’, la porterà a lottare per migliorare le condizioni di vita delle persone che lavorano al servizio della famiglia Sala. Pietro ha tutte le caratteristiche di chi ha sempre vissuto nel lusso. È amante della bella vita, delle donne alle quali non rinuncia nemmeno dopo il matrimonio, del gioco d’azzardo, dei viaggi, delle opere d’arte ed è totalmente incapace di controllarsi, di prendersi le responsabilità che un marito e un buon padre (lui e Maria hanno tre figli) dovrebbero prendersi nei confronti della famiglia. Proprio questo modo di essere e di vivere di Pietro fa sì che Maria, da giovane ragazzina inesperta, maturi fino a diventare moglie, madre e imprenditrice in grado di gestire il patrimonio di famiglia garantendo quella solidità che permetta anche ai suoi figli di avere un futuro in parte garantito. Maria però è anche la donna che si muove in bilico tra ragione e sentimento e che non rinuncia a farsi travolgere dalle sensazioni forti, dalle passioni autentiche e dalla possibilità di inseguire i suoi ideali. È consapevole della necessità di rispettare, almeno formalmente, il protocollo sociale della Sicilia di quegli anni; nascere donna significava, anche nelle famiglie più agiate e benestanti, avere come unico obiettivo trovare un marito, accudirlo, renderlo padre e vivere con lui nella totale dedizione e obbedienza. Maria però, è anche intenzionata a concedere a se stessa la dignità dell’istruzione, dell’imprenditorialità sia pur in un contesto unicamente familiare e non vuole rinunciare alla possibilità di dedicare del tempo a se stessa coltivando le sue passioni, come la musica. C’è un’altra grande passione che è quella dell’amore vero nei confronti di Giosuè che lei ha considerato fin dal primo momento un fratello acquisito, ma del quale si rende progressivamente conto di essere sempre stata segretamente innamorata. Un romanzo molto ambizioso questo che coinvolge il lettore su tre livelli. Una ricostruzione storica perfetta, ottenuta con una cura maniacale della sintassi e del lessico utilizzati per la descrizione minuziosa e accurata di tutti i particolari. Nessuna parola è utilizzata a caso. Nessuna frase è costruita senza che si inserisca perfettamente nell’economia dell’intera narrazione. Perfettamente in linea con questa ricostruzione storica Simonetta Agnello Hornby inventa la trama delle famiglie Sala Marra fornendo uno spaccato di com’era in quegli anni il quotidiano delle persone, delle famiglie, dei diversi ceti sociali. E poi c’è la storia d’amore passionale, quella vera ma taciuta, quella che può essere vissuta solo salvando le apparenze e mantenendo la formalità di ciò che la dignità sociale prevede. Nel dipanarsi di questa storia non c’è niente di scontato, niente di ovvio, niente di prevedibile. È come un libro di altri tempi, un viaggio nel tempo e nella storia. Ovviamente con un finale inaspettato, che io non mi sarei mai immaginata.
S. Agnello Hornby, Caffè amaro, Feltrinelli, 2016, pp. 352, € 18.00