“Vento da est”. Due mondi, due vite, due storie
“Vento da est” è un romanzo di Lorenza Bonetti, ispirato a una storia vera. È ambientato in Albania negli anni ’80 quando, contro il regime dittatoriale di allora, nasce un movimento di protesta capace di far vacillare il regime stesso. Protagonisti sono tre ragazzi, Saimir, Malèn e Artan che, coinvolti nella rivolta si rendono conto che, per sfuggire all’arresto da parte delle forze dell’ordine, non possono fare altro che tentare di scappare dal loro paese per cercare un futuro migliore, o più concretamente un futuro. Destinazione: Italia, porto di Brindisi.
Malén e Artan riescono a partire, mentre Saimir no.
Il viaggio in treno prima, la traversata in nave poi, rappresentano contemporaneamente la fine di una situazione senza futuro e l’inizio di un’avventura dolorosa certo, ma che porta con sé una speranza. A Brindisi, ad attendere quella nave, c’è Alina. Anche lei, figlia di genitori ricchi, è a Brindisi suo malgrado, per seguire la carriera del padre. Trascorre le sue giornate da sola, sentendosi un pesce fuor d’acqua in un contesto che non l’ha mai accettata appieno e nel quale non si è mai sentita davvero a casa. Quella nave è l’opportunità per dare un senso alla sua vita, per sentirsi utile in una terra della quale non si sente parte. Artan e Malèn trovano in Alina un punto di riferimento; per Malèn, la ragazza diventa ben presto molto di più. Pur nella loro grande diversità Alina e Malèn sono giovani con gli stessi sogni, le stesse ambizioni, la voglia di costruirsi un futuro che sia il loro e non quello voluto da altri. E, per la prima volta, sentono di aver trovato, l’una nell’altro, il motivo per crederci e per trasformare un desiderio in realtà. Ci riusciranno? E Artan? E Saimir?
Lorenza Bonetti racconta una storia che, se non sapessimo che riguarda quegli anni, potrebbe tranquillamente essere dei giorni nostri.
“Vento da est” è scritto con grande realismo, poca retorica e molta delicatezza come evidenziano la grande capacità narrativa e il linguaggio semplice e mai banale, anzi curato e accurato. Racconta i fatti, ma soprattutto le emozioni dei ragazzi e delle persone che incontrano al loro arrivo in Italia: la consapevolezza di non poter rimanere nella loro patria, i sogni di libertà, il coraggio di un viaggio verso l’ignoto, la paura di non farcela, la cattiveria del pregiudizio che li aspetta e con il quale sono costretti a fare i conti, ma anche l’amicizia fine a se stessa, il senso di solidarietà, la voglia di aiutare gratuitamente e l’amore.
Mi ha emozionato la storia e mi hanno colpito molto la pacatezza e l’affetto del tono narrativo di Lorenza. Siamo abituati ad affrontare il tema dei profughi e degli immigrati con i toni spesso alterati dal pregiudizio. Sono ambiti nei confronti dei quali si percepisce sempre uno schieramento, una presa di posizione, sia essa a favore o contro. Se ne parla con comprensione o con disprezzo. Si percepiscono come un pericolo o come un’opportunità. Fanno parte delle campagne elettorali e non sono immuni dalla strumentalizzazione.
Tutte le volte che affrontiamo un tema in modo giudicante, dobbiamo essere consapevoli che siamo ben lontani dalla possibilità di comprenderlo e affrontarlo.
La comprensione è possibile solo se ci si pone con il distacco critico necessario a non far prevalere i sentimenti. Prima occorre un approccio razionale, poi possiamo lasciare spazio alle passioni, al cuore o alla pancia. Il mio consiglio è questo. Leggete “Vento da est” come un romanzo; apprezzatelo come una storia che racconta fatti e sentimenti; perdetevi nella narrazione, nel ritmo, nelle parole, nelle descrizioni, nei dialoghi; fate amicizia con i personaggi che lo meritano e prendete le distanze dai “cattivi” che in una storia che si rispetti non possono mancare. Poi, solo dopo tutto questo, pensate che si tratta di una storia vera. Una storia di speranza come ce ne sono sempre state e come ce ne saranno sempre.
Lorenza Bonetti, Vento da est, Il Ciliegio edizioni, 2018, pp. 336, € 17.00