I tacchini non ringraziano
“Se veramente un giorno riusciremo a sapere quale opinione hanno di noi gli animali, sono certo che non ci resterà da fare altro che sparire dalla faccia del pianeta, sconvolti dalla vergogna. Sempre che, tra cinquant’anni, gli uomini saranno ancora in grado di provare questo sentimento. Io, fortunatamente, non ci sarò. Ma vorrei che qualche mio pronipote consegnasse agli animali una copia di questo libretto perché di me, e di moltissimi altri come me, possano avere un’opinione sia pure leggermente diversa.”
Sono parole di Andrea Camilleri, che esplicitano il perché di questo “libretto”, un’ulteriore conferma della genialità dell’autore che dedica questo suo bestiario ai bambini, ma anche e soprattutto a noi adulti. “I tacchini non ringraziano”, questo è il titolo, è una raccolta di racconti e storie che hanno come protagonisti gli animali e il loro rapporto con gli uomini. Pimpigallo e il cardellino, il Barone, Aghi, il lepro, la volpe, la tigre, il gatto, il cane, la lucertola, il serpente, la rana e molti altri animali, si animano nelle parole di Camilleri e nelle immagini di Paolo Canevari e raccontano il loro punto di vista sugli umani, con i quali la relazione è sempre più imprescindibile. Gli animali di Camilleri assolvono alla stessa funzione di quelli delle favole di Fedro ed Esopo; ognuno di essi è protagonista di una storia attraverso la quale, con intelligenza, arguzia, semplicità e concretezza, trasmette un messaggio, dà un ammonimento, mette in evidenza come non sempre gli esseri umani siano davvero migliori e più ‘intelligenti’ degli animali.
Ma, come deve essere per le favole, non può mai mancare un messaggio di speranza, un’apertura verso un futuro che possa, in qualche modo, diventare migliore.
Un piccolo libro di grande intelligenza e altrettanto valore.
Gli animali che Camilleri ci fa conoscere sono gli stessi che anche lui ha conosciuto e con i quali ha vissuto piccoli episodi della sua vita; ce li racconta per condividere, per farci riflettere, per permetterci di ascoltare le emozioni che le sue parole suscitano in noi lettori. I protagonisti di questo bestiario risultano sempre sorprendenti, perché capaci di una profondità della quale gli uomini non sono più, o forse, peggio ancora, della quale non sono mai stati consapevoli. Ogni animale, con la sua storia, mette a disposizione di noi umani un valore: il cardellino la riconoscenza, lepro l’astuzia, il gatto l’amore, una capra la bellezza, il serpente la puntualità e il tacchino una dignità talmente potente da diventare addirittura degna del titolo di quest’opera. Il senso profondo di questo titolo ce lo spiega lo stesso Camilleri quando racconta il modo con cui i tacchini affrontano la morte, perché gli americani possano festeggiare il giorno del Ringraziamento. Camilleri definisce quella dei tacchini “dignità suprema”,
“Perché, se gli americani quel giorno ringraziano, i tacchini non hanno nessun motivo di ringraziare”.
Ne “I tacchini non ringraziano” Camilleri inventa storie e racconti, che sono anche i suoi ricordi. Li racconta con un linguaggio universale attraverso il quale lo scrittore ci fa tornare anche un po’ bambini. A 93 anni ha ancora la capacità di stupirsi e stupire, di riflettere e far riflettere, di pensare che attraverso le belle storie anche il mondo può diventare migliore. L’età consigliata per la lettura è 9 anni; anche se non avete bambini a cui regalarlo, immaginatevi bambini e concedetevi il tempo per leggere queste favole raccontate magistralmente da Camilleri e illustrate con grande delicatezza da Paolo Canevari.
Andrea Camilleri, I tacchini non ringraziano, Salani, 2018, pp. 180, € 15.90