Il bambino che non poteva sorridere
“Il bambino che non poteva sorridere“: cosa fareste se vi trovaste immersi in un’emozione forte e totalizzante che non avete mai vissuto prima, che non riuscite a riconoscere, a raccontare, a descrivere con le parole? Proprio questa è la condizione nella quale si trova immerso all’improvviso Davide, un bimbo di otto anni. La perdita del nonno rappresenta la prima emozione, particolarmente complicata, che non sa come gestire e dalla quale fatica ad uscire.
Laura Stenico decide che occorre trovare un modo per dare una collocazione a questa nuova esperienza sia nello spazio emotivo che in quello verbale di Davide e il modo migliore per farlo è raccontare una storia, questa storia, che si intitola appunto “Il bambino che non poteva sorridere”. Il protagonista è proprio Davide, che viene rapito da Jumper, un bimbo alieno, e portato in un mondo completamente estraneo al pianeta Terra, governato da regole del tutto diverse. Una di queste regole è il divieto assoluto di esprimere le proprie emozioni se non attraverso le parole. Di ciò che si prova si può solo parlare e, per esserne capaci, occorre imparare come si fa.
Laura Stenico si serve di due mondi che solo apparentemente non comunicano tra loro. Davide fatica a esprimere le sue emozioni con le parole, Jumper sa farlo molto bene, ma non può permettersi di vivere ciò di cui sa parlare. Il punto di incontro è la profonda amicizia che nasce tra i due bambini.
Non è facile nemmeno per gli adulti, mettere a fuoco le emozioni, riconoscerle e imparare ad esprimerle; forse lo è addirittura di meno rispetto ai bambini, perché siamo molto bravi a imbrigliare i nostri sentimenti e a creare dei perimetri all’interno dei quali segregarli per evitare che emergano. Per gli adulti è una scelta più o meno consapevole, per i bambini come Davide una incapacità che deriva dall’inesperienza. Fa bene Laura Stenico a decidere di scrivere questa storia da raccontare; fa bene a creare l’amicizia tra Davide e Jumper, per dimostrare che non esiste nulla di cui non si può parlare, nulla di cui vergognarsi.
“Un racconto per spiegare le emozioni e l’importanza di saperle riconoscere e comunicare”.
Un racconto che raggiunge questo obiettivo proprio attraverso le emozioni che suscita nel lettore. Laura Stenico scrive questo libro con grande delicatezza e rispetto nei confronti dei suoi piccoli lettori. Parlare ai bambini è una cosa seria ed è un atto di grande responsabilità; richiede tanta consapevolezza e molta onestà, perché il fatto che siano piccoli lettori non ci autorizza a raccontare loro falsità. Il compito principale di chiunque voglia avere a che fare con i bambini è trasmettere loro gli strumenti necessari per imparare a vivere nei contesti sociali, consapevoli dello spazio all’interno del quale si trovano, delle persone con le quali si relazionano e soprattutto consapevoli delle proprie emozioni. Per fare questo non credo esista strumento più efficace della fantasia. Inventare racconti fantastici attraverso i quali avvicinare i bambini alla realtà, raccontare o leggere insieme a loro storie e fiabe è un modo per trasmettere sicurezza e per contribuire alla formazione dell’individuo che è in ogni bambino. “Il bambino che non poteva sorridere” è pensato per i bimbi dai 4 anni in su e, proprio per questo, non possono mancare le illustrazioni che tra l’altro piacciono anche agli adulti. Kara Lafayette, un’educatrice con la passione per il disegno e le illustrazioni, è la persona che ha raccontato per immagini la storia di Davide e Jumper.
“I bambini hanno bisogno di adulti che li capiscano e la via di comunicazione è il fantastico”
L. Stenico (autrice) – K. Lafayette (illustratrice), Il bambino che non poteva sorridere, Independently published, 2018, pp. 34, € 5.99