Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello
Soggetto di “Tienilo acceso” è il cervello, perché in riferimento allo smartphone sarebbe un’esortazione del tutto inutile e superflua. Ci chiedono di tenerlo acceso Bruno Mastroianni, filosofo della comunicazione e Vera Gheno, sociolinguista specializzata in comunicazione mediata dal computer, in questo manuale che chiunque dovrebbe leggere, anzi studiare, indipendentemente o forse proprio in ragione della professione che svolge e degli studi che ha fatto o che sta facendo.
“La comunicazione non è un’azione strumentale per trasmettere un messaggio, è una relazione con l’altro che ci fa capire meglio noi stessi. La conoscenza non è acquisizione e catalogazione di informazioni, ma capacità di mettere gli elementi della realtà in relazione con gli altri, tra loro e con ciò che siamo. Essere è trovare un proprio posto in questo insieme di relazioni che danno un senso alla vita. Non si può non conoscere come non si può non comunicare, così come non si può non essere”
Ho citato queste frasi, perché dal mio punto di vista esplicitano in modo magistrale concetti che sempre più spesso vediamo sottovalutati e disattesi. Se è vero che non possiamo non comunicare è altrettanto vero che possiamo (o forse è meglio dire dobbiamo) scegliere il modo giusto per farlo; specie se si tratta di comunicazione “verbale” che è quella preponderante sui social e sul web dato che è sempre mediata e filtrata da uno schermo che impedisce la comunicazione non verbale. Questa riflessione si innesta su un’altra che, di fatto, è un presupposto che non può essere ignorato e cioè che la rete non è più né un concetto né uno strumento di comunicazione nuovo. La utilizziamo dagli anni ’90 più o meno consapevolmente e quindi la scelta non è più tra usarla oppure rimanerne fuori, ma tra continuare a essere inconsapevoli o imparare a utilizzarla correttamente. Quando parliamo di mezzi informatici utilizziamo un termine molto interessante, parliamo di rete. ‘Rete’ è un termine che può assumere significati molto diversi a seconda del contesto nel quale viene utilizzato. La rete è relazione, perché ci permette di entrare in contatto con persone e realtà che in nessun altro modo avremmo potuto raggiungere; ma è anche trappola, tutte le volte che ne facciamo un uso improprio che, spesso, diventa pericoloso. La rete può essere superamento dei confini e delle barriere, ma può diventare una gabbia fintamente protettiva.
Il web è un mezzo potente con una capacità di adattamento straordinaria resa possibile dal famigerato algoritmo che decide molto di ciò che vediamo online e di ciò che gli altri vedono di noi. L’algoritmo è un elemento importante, perché risponde a regole che desume dai nostri stessi comportamenti online. Ci fa vedere ciò che ci piace e ci permette di confrontarci prima di tutto con le persone che la pensano come noi, trasformando i nostri canali in straordinarie ‘fabbriche del consenso‘ pensate per darci ragione e per appagarci rinforzando le nostre convinzioni e la nostra capacità di sentirci punti di riferimento per gli altri.
Lo stesso meccanismo, però decreta anche una forte limitazione della realtà con la quale veniamo in contatto. È molto concreto il rischio di arrivare al punto di non avere più, in nessuna circostanza, il quadro complessivo della realtà delle cose e sappiamo bene che ciò che è parziale è sempre pericoloso.
A meno che non decidiamo di utilizzare la rete come ambiente di confronto etico e costruttivo con chi la pensa diversamente da noi. Sarebbe importantissimo farlo, ma occorre saperlo fare.
Esprimere la propria opinione non equivale a dare un giudizio.
Dissentire è ben altra cosa dal litigare.
Non essere d’accordo è utile mentre condannare è dannoso.
Avere accesso a tutto e a tutti rende il confronto meraviglioso e stimolante, ma complica un po’ le regole del gioco, perché la quantità non è sinonimo di qualità e perché il sempre, dovunque e subito hanno quasi completamente azzerato i tempi della riflessione che sono indispensabili per agire anziché reagire, per parlare anziché urlare, per argomentare anziché insultare.
Ce lo siamo detti mille volte: oggi il problema non è più reperire le informazioni, ma districarsi in un fiume di notizie cercando di capire quali sono attendibili e quali no, qual è la verità e quale non lo è. In altre parole adesso non dobbiamo più cercare, ma scegliere che è come dire che dobbiamo acquisire il distacco critico e la competenza che ci permettono di riconoscere ciò che ha senso da ciò che non ne ha.
“In sintesi, da come reagiamo di fronte ai contenuti, da come siamo connessi con gli altri, da come parliamo con gli altri di ciò che accade, dipende quanto e come riusciamo a comprendere la realtà e, di conseguenza, ad agire più o meno liberamente”.
La rete, così come il cervello, è un sistema complesso. Non complicato, complesso. Quando siamo in un sistema nel quale tutto quello che facciamo o diciamo influenza gli altri, anche le decisioni più piccole e apparentemente insignificanti hanno un portato sorprendente per tutti. Solo apparentemente si può decidere di tenere acceso solo il cervello (accettabile) oppure solo il cellulare (devastante); tenerli accesi entrambi è la vera sfida alla quale non possiamo sottrarci e per farlo occorre studiare con attenzione questo manuale “Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello”
Ricordiamoci sempre che esiste un detto straordinario secondo il quale
“se due persone sono sempre d’accordo, significa che una delle due non serve”
Dobbiamo imparare a relazionarci con un utilizzo corretto dei contenuti e degli strumenti. Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza di Vera Gheno e Bruno Mastroianni che la mettono a nostra disposizione con un libro che, a ragione, Stefano Bartezzaghi ha definito
“il manuale con cui i social verranno insegnati a scuola“
V. Gheno, B. Mastroianni, Tienilo acceso. posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello, Longanesi, 2018, pp. 283, € 14.90